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ni: Galleria comunale. Più tardi, compiuto il lungo lavoro, eseguì
1a un’ancona a San Teodoro di Genova (1503), oggi nella Gal-
AG] leria di Palazzo Bianco, e cominciò la Deposizione dalla Croce,
SÌ per la chiesa della Nunziata di Firenze; ma, sorpreso dal male,
oli morì il 18 aprile 1504, e questa tavola fu terminata da Pietro
Fa Perugino.’ La fama del pittore fu grandissima, come si può
WA arguire dai lavori richiestigli per il Re d’Ungheria, per
Ep Roma, Bologna, Genova ed anche per la Certosa di Pavia,
pì che aspettò invano l’opera desiderata. Per i modi cortesi ed
10, amorevoli, per il vivere modesto e civile, per l’eccellenza del-
ia l’arte, dice il Vasari, « fu pianto da tutti coloro che l’avevan
oli conosciuto», e « mentre si portava a seppellire si serrarono
vo tutte le botteghe nella via dei Servi, come nell’ essequie
be de’ principi uomini si suol fare alcuna volta ».
ì); La prima opera che si conserva di Filippino è il compi-
i mento della cappella Brancacci (1484-1485), ove le figure son
je condotte con larghezza d’impasto maggiore di quella usata
pr dal Botticelli. In fondo, molte di esse arieggiano i modelli
in botticelliani (figg. 364-365-366): per esempio, l’angiolo che trae
o San Pietro fuori della prigione; ma tutte composte, serie, pen-
sd sose, sono ben lontane dall’espressione di vita di Masaccio,
i nella stessa cappella. Alcune sono le immagini del silenzio,
ti altre di vecchi hanno l’aria apatica: prendon tutti poca parte
to all’azione, ma sono spettatrici delle scene che si svolgono
i davanti a loro. I lineamenti s’increspano, si curvano alla ma-
tO niera del Botticelli. e i volti si allungano alquanto, secondo il
il inodo proprio di Filippino: alte le fronti, coronate di ciocche
i arcuate di capelli; aggrottate spesso le ciglia, raccolti gli
E sguardi, tumide e larghe le labbra, le orecchie torte e ripie-
la i
* Tutti questi dati sono in gran parte nei commenti del MILANESI al VASARI (ediz.
cit., II, pagg. 461-492). Solo la data del 1485 da lui riferita per la tavola, che. fu già
nella Sala degli Otto di Pratica, va corretta nell’altra del 1486; così pure quella del
I501 per l’ancona di Genova va corretta nell’altra del 1503; così quella del 1480 per la
de tavola di Pietro del Pugliese alla Badia deve mutarsi in quella del 1486 circa, avendo
: quell’ordinatore in quest’anno provveduto di paramenti e di vasi sacri la cappella per
le funzioni da compiersi in essa. È da credersi che solo allora la tavola fosse collocata
al posto.