-— 687 —
dano l’un l’altro, senza pensare alla devozione al Maestro;
Giuda, il traditore, nella parte interna dell’emiciclo, sta con
sugli omeri un diavoletto nero simile a una grossa locusta:
assistono alla scena quattro gentiluomini, due per parte:
un cane sta ritto innanzi a uno di essi, e nel mezzo della
sala un altro cane si azzuffa con un gatto. Gesù in quel
mentre pronuncia le parole che dovevano far fremere i cuori.
Nel dipingere l’affresco il Rosselli pensò al Cenacolo di
Andrea del Castagno, o a quello del Ghirlandaio, a Ognis-
santi di Firenze; ma gli esempî non bastarono a renderlo
meno volgare e a dargli unità di composizione, chè anzi egli
lavorò a menomarla, introducendo quattro spettatori estranei
all’avvenimento (fig. 395) e mostrando di là dalle tre grandi
aperture dell’aula Gesà nell’orto, V'Arresto, la Crocifissione.
La scena di Gesù che predica alle turbe (figg. 396-397), è
unita all’altra della Guarigione del lebbroso, e offre qualche
miglioramento nel paese ispirato evidentemente agli altri della
Cappella Sistina, e in qualche testa dallo squadro delle pro-
porzioni mutato, e da ascriversi probabilmente all’aiuto di
lui, Piero di Cosimo: tale la testa d’un vecchietto sopra la
turba delle donne accoccolate a sinistra, tale quella d'un
fraticello (fig. 398), quadrata, in alto, dalla stessa parte e
alcune altre che vi stanno attorno, e tale pure quella virile
dietro colui che presenta a Cristo il lebbroso. Simili teste
caratteristiche e espressive mancano nell’altro affresco, dove
si vede Mosè che riceve le Tavole della legge, Scende dal Sinai,
Spezza le Tavole alla vista del suo popolo adorante il Vitello
d’oro (fig. 399): solo la figura di un giovane levita che, steso
a terra, poggiato il gomito sinistro sopra un sasso, attende
tutto pensoso il ritorno di Mosè dalla vetta del Sinai, potrebbe
ricordare di nuovo la mano di Piero di Cosimo (fig. 400).
L’esempio dei maestri che lavorarono contemporaneamente
nella Sistina fece sì che nel 1485, frescando la Processione
del Sacramento in Sant'Ambrogio, il Rosselli si sforzò a
studiare, a migliorare i tipi. Vedesi, sullo sfondo d’un pa-