Ie
vedere la ferita nel collo della ninfa, geme pietosamente, un
bracco guarda desolato. E intanto le barchette a vela corrono
il mare, passano gli aironi e i pellicani tra le alghe, le lontare
colline si riflettono azzurre nello specchio delle acque.
Al convenzionalismo delle allegorie botticelliane si è ri-
bellato Piero di Cosimo, l’amico della natura che ha cercato
nuove fonti più fresche e più vive. Anche il cane, il fido
compagno dell’uomo, può essere introdotto a far col Fauno
le esequie della ninfa Procri; anche le farfalle possono volar
su dalla terra e posarsi sul fiore delle carni di Venere. La
mitologia nel Botticelli si espresse con le forme date a Ma-
donne, a Santi e ad angioli; la mitologia in Piero di Co-
simo si separò da ogni immagine religiosa. Sincero, senza
classicismo, si espresse, come poteva meglio, con l’arte si-
mile a quei tralci del suo orto non potati mai.
Un altro quadrò eseguito da Piero di Cosimo in giovi-
nezza fu il ritratto a ricordo di Simonetta Vespucci (fig. 406),
nella Galleria Condé a Chantilly. Forse il pittore non la rappre-
sentò, come si è detto, in aspetto di Cleopatra: l’aspide, quasi
nobile collana attorcigliato sul petto, è simbolo del morbo
che spense le belle membra. Certo è che il pittore volle
indicare il funesto destino della donna, morta in età giova-
nile, facendone spiccare la testa sulle nubi procellose che
dietro le si addensano tinte di rosso sanguigno, e dipin-
gendo anche sotto il nembo che passa, gravido di fulmini,
un albero spoglio di frondi stendente al cielo i rami stecchiti.
I lineamenti muliebri di Cosimo Rosselli si sono addolciti
e aggraziati in quella donna dalla lussuosa acconciatura, dalle
carni eburnee, dalle labbra scolorate, dal candido busto accer-
chiato da un drappo colorato a righe, pari a tessuto orien-
tale. La idealizzazione del ritratto si trova così per la prima
volta in Piero di Cosimo. Anche più tardi troveremo ritratti
eseguiti in memoria di questo o quel trapassato, ma sul ro-
vescio della pittura sarà indicata la ragione luttuosa: Piero
di Cosimo invece seppe esprimerla nel ritratto stesso, non
ANA