Fidia 700 fe
come un patriarca, di tale grandezza e forza plastica da far
richiamare fantasticamente al Burckhardt il nome di Miche-
langelo. Pure nella predella si nota il cooperatore con qual-
che accento di Filippino. In un’altra tavola assegnata al
Ghirlandaio, nel Municipio di Rimini, con tre Santi, Dio
Padre nella cimasa, e tre storie fra i monogrammi di San Ber-
nardino nella predella, rivediamo i toni gialli del Mainardi
nell’edificio che fa da fondo, ne’ capitelli, nelle carni di
San Sebastiano che sembran di bosso, nella persona cinta da
un drappo rosso che par di marmo, mentre le figurine della
predella richiamano il Granacci. Inoltre, in un affresco che
si è supposto del 1480 circa ', scopertosi agli Ognissanti,
non ci è possibile di veder la mano di Domenico Ghirlan-
daio. In alto la Madonna della Misericordia con alcuni con-
fratelli, tra cui Americo Vespucci, sotto il manto, nel basso
la Pietà. Il Vasari, lo Stradano ed altri, che accolsero la
tradizione dell’esistenza del ritratto di Americo Vespucci in
quell’affresco, riprodussero un uomo maturo, quale lo sco-
pritore dell’America poteva essere solo nell’ultimo decennio
del ’400, quando lo scolaro del Ghirlandaio eseguì il di-
pinto, rompendo le limitazioni d’ordine, d’equilibrio prescritte
dal grande maestro, che probabilmente non era più, se-
gnando all’ingrosso caratteri fisionomici, accorciando e stor-
piando i corpi.’ Infine non si può vedere il Ghirlandaio
nella tavola di Volterra, ora nel Palazzo de’ Priori, rappre-
I Il BrockcHAus (Ricerche d’arte fiorentina cit., 1902) sottilizzando si prova a dare
un nome alle persone rappresentate sotto il manto della Vergine della Misericordia; ma
tutte le sue induzioni urtano contro uno scoglio, cioè contro la data che egli ritiene il
1480, la quale ad evidenza illogicamente sconvolge la cronologia delle opere vere e pro-
prie di Domenico Ghirlandaio.
2 Ci sia permesso di osservare che il rintracciare con insistenza nelle pitture del ’400
questo o quel personaggio, questo o quel membro d’una famiglia, è un lavoro di casi-
stica il più delle volte addirittura sbagliato. Nel periodo naturalistico della pittura quat-
trocentesca, specialmente negli ultimi decenni del secolo, l’artista cercava nel vero, nei
suoi modelli, ne’ suoi famigliari le forme degli attori della commedia religiosa, e non
si proponeva certo, fuorchè per eccezione, di rendere i grandi delle Corti o gli uomini
in auge per la dottrina e per le gesta. Qualche volta ne cercava piuttosto i particolari
delle sfarzose vestimenta che non i tratti fisionomici. La critica moderna ha dimostrato
troppo di cercare nell’arte antica i canoni della moderna pittura storico-accademica.