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scolando l’olio alla tempera, ne’ colori vischiosi, tirati a fatica, im
plumbei nelle ombre. Forse è il seguace stesso che, più tardi, po
senza la presenza del maestro, eseguì l’ancona della Madonna so
con due Santi, nel Museo di Napoli, ripetendo in qualche
modo nella distribuzione della pala d’altare e nel gruppo della
Vergine col Bambino, le forme della Madonna di Piazza."
Comunque sia, in questa pala d’altare di Pistoia, meno il
San Zeno che tende alquanto alle forme sculturali di An-
drea del Verrocchio, tutto il resto è fiacco, senza però qu
giungere alla debolezza propria di Lorenzo di Credi, che, gi
nel 1479, quando la tavola si diceva quasi finita, aveva ap- pi
pena venti anni. Gli esecutori del testamento del vescovo i
di Pistoia, Donato de’ Medici, morto nel 1474, l’avevano al- lu:
logata al Verrocchio per l’altare dell'oratorio della Vergine il
di Piazza, ma non avendo pagato interamente la somma co
dovuta all’artista, questi la lasciò in sospeso, e, secondo m:
affermò nel novembre del 1485, « più di sei anni l’havrebbe im:
finita se da detti executori havesse avuto interamente el n:
debito suo ». Per questo gli Operai del Duomo di Pistoia a
supplicavano si verificasse « se dicta tavola è secondo la scripta d:
e desegno in quella dato et non essendo finita farla finire » e de
pagarla, perchè « dicesi essere una bellissima cosa e condocta cl
a quel termine che v’è con grandi arti: et venendo non sa- pa
rebbe se non a honore et ornamento della città et accresci- co
mento di devotione di quel luogo ». pe
Più che con gli scarsi dipinti, il Verrocchio insegnò con ris
l’opera di orafo e di scultore; ma anche con la sua tecnica a.
esperienza di pittore dette impulsi verso la perfezione della 3
pittura toscana, usando i nuovi metodi del colorire ad olio, )
giungendo nella costruzione del nudo a forte solidità e a or
sicura penetrazione de’ muscoli e delle ossa, arrivando a de
Ca
Godij» alla fine del 1908. Vedi riproduzione in questa stessa rivista e in L’Arte, 1909,
pag. 222. Un’antica copia di essa è a Roma, nella Galleria Colonna.
! H. Macckowsky (op. cit. pag. 96) attribuisce ancora la pala d’altare di Pistoia e
quella di Napoli a Lorenzo di Credi.