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demia di Firenze (fig. 272). Ma la profondità dei grandi coni di
stoffa, in cui il Frate chiudeva l’ombra per avvolgervi le sue
immagini, scompare: i Santi vengon quasi a disporsi sopra
un solo piano; è distrutto, col mancar dello spazio, delle
distanze, il ritmo architettonico del prototipo. Il pittore quat-
Fig. 271 — Mariotto: La Trinità
nella Galleria dell’Accademia fiorentina.
(Fot. Anderson).
trocentista s’indugia invece a rabescar d’ornati, calligrafica-
mente, la stoffa del baldacchino, a miniare i due putti e i
nastri volanti e la coroncina di spine nella base del trono, a
torcer come coda di scorpione il nodo del pastorale di San Nicola.
Non solo, ma l’uso di manichini dello studio di Fra’ Bartolommeo,
passati a Mariotto, qui pienamente si rivela. La grandiosità,
l’enfasi delle forme del Domenicano, la sapienza costruttiva
dell’aggruppamento, di rado lasciavano scorgere il meccanismo,