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Londra, disposti ad arco, perchè la conca formata dalle loro
persone raccolga anche in primo piano la fluida penombra del
bosco, e circondi così di quella penombra le immagini, le immerga
nellà morbida atmosfera vérde oro. La stessa soluzione trova,
circa il tempo stesso, e indipendentemente dalla visione del-
l’opera correggesca, Andrea del Sarto: il principio leonardesco
dello sfumato guida, per le vie di Lombardia e per le vie di
Toscana, alle stesse ricerche e agli stessi risultati. Soltanto, il
Correggio, educato all’arte del Bianchi Ferrari, del Francia, del
Costa, intona un ritmo lineare di molli ondulazioni, inarcando
le flessuose persone, movendo le mani a gesti soffici e lievi;
Andrea del Sarto, educato sugli esempi di Fra’ Bartolommeo,
e dunque, indirettamente, sugli esempi sculturali di Michelangelo,
comunica ai gesti enfatica energia, un valor plastico che appare
alquanto forzato in questa dolce armonia di ombre calde e
trasparenti. Ciò nonostante, la tavola Pitti gareggia con le
visioni pittoriche del Correggio e dei Veneti: la velatura calda
infonde qualcosa di tizianesco alle teste di San Pietro Martire e
di San Francesco, e l’apparizione dell’Eterno con la croce, in
alto, quasi a chiave dell’arco, apparizione impicciolita, lontana,
tutta agitata e sfrangiata dal moto dell’aria, nebulosa che, a
poco a poco, inoltrando, assume umane forme, conduce involon-
tariamente il nostro pensiero ai capricci di Lorenzo Lotto, in
un’opera tutta penetrata di gravità.
Due pitture compiute in questi anni, a brevissima distanza,
sono nella Galleria del Louvre: una Sacra Famiglia (fig. 439),
forse la stessa che secondo il Vasari fu mandata in Francia
prima che Andrea vi andasse, e la Carità, datata al 1518 (fig. 440).
La prima, composizione di forme ampie, macchinose, di con-
tinuo sfaccettate e variate nella direzione dei moti, disordina-
tamente, per complicare nel campo buio il gioco dei riverberi e
delle penombre, lascia troppo scorger l’abitudine del fare, che
occulta l’originalità; tuttavia Andrea esprime la sua potenza di
virtuoso nella cerea dolcezza delle carni, nello svanir dei colori,
consunti dalla caligine del fondo, dalle acquee luci. La seconda