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; 521, estate — Intorno alla Sagrestia Nuova, così scriveva
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nel 1523 .a G. Fr. Fattucei:
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« E’ sono ora circa due anni ch'io tornai da Carrara d’allogare
n a cavare e’ marmi delle sepulture del Cardinale, e andandogli a
parlare, lui mi disse che io trovassi qualche buona risoluzione da
far presto dette sepulture: io gli mandai scritti tutti e’ modi del
farle, come voi sapete che gli leggiesti, ciò è che io le farei in cottimo
E e a mesi e a giornate e in dono, come piacessi a sua Signoria, perchè
E desideravo di farle. Non fui acettato in modo nessuno. Fu detto che io
gi non avevo el capo a servire il Cardinale. Dipoi riappiccando el Car-
e dinale, gli offerì di fare e’ modelli di legniame grandi apunto come
6 ànno a essere le sepulture, e farvi dentro tutte le figure di terra e di
a cimatura, della grandezza, e finite apunto come ànno da essere;
e mostrai che questo sarebbe un breve modo, e una poca spesa a
farle. Non fu niente, come sapete ». Tornato dopo vario tempo il
a Cardinale, di Lombardia, « lui mi disse: “ Noi vorre’mo pure che in
] queste sepulture fussi qualcosa di buono, cioè qualcosa di tua
mano ”. E non mi disse che volessi che io le facessi... »: ciò fu dunque
10 dopo il 29 settembre.
1521, 16 agosto — Pagamenti pei marmi.
2- « Oggi... sendo venuti qua a Firenze le dua compagnie de’ detti
E Carraresi, Ò dato loro qua trenta ducati per compagnia ». « Oggi a
| dì diciannove di detto ò finito di pagare Scipione di quatro mesi che
è stato a Carrara »: Scipione da Settignano, garzone suo. (Ricordi).
11 1521, 6 settembre — Sebastiano del Piombo gli scrive del
in come Pietro Urbano ha «stropiato » la figura del Cristo per
Ie; la Minerva e crede che il Frizzi lo «servirà con amore ».
a Pietro « dimostra esser molto maligno e maxime vedendo to-
ia talmente esser bandito da vuj: ma a me par non faci conto de vuj
nè de persona che viva, et li par esser un gran maestro: ma el far li
farà intender quello lui è, perchè credo el poverino mai più saperà
far di quelle figure, sì haverà scordata l’arte, perchè val più e’ ze-
nochii de quella figura che non val tucta Roma »
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I521, 7 settembre —. Federico Frizzi scrive. da Roma ch'è
andato a vedere quello che Pietro Urbano, ritoccando il
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Cristo per la Minerva, aveva lavorato.
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« E andavamo insieme Sebastiano Veniziano e Govan da Rezo e
io, e parve a tuti, che lui si fusj portato molto male in tuttj quegli
luoghi dove luj a ritochj: per uno, si è ’l piè che viene inanzj, e di
poi le mane tut’a dua, che l’a cincistiate, che paiono formate di
carta pesta, e masimamente la man rita, e dipoj la barba, cioè da la