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mascela de la gota drita: si che io ebj a piacere che loro la vedesino
per ischarico mio. Ora io non so quelo che deba fare che sia la volontà
vostra, cioè se io mi meto a rilavorare in quegli logj dove luj à la-
vorato, o siano dove non à lavorato. Jo finirò el meglo e chon più
diligenza che io saperò... ». La statua il 19 ottobre era già messa
in opera a S. Maria sopra Minerva. Il 27 dicembre «è schoperta
e piace ». Il 26 ottobre il Frizzi fu pagato da M. per l’opera sua;
e ancora, il 12 gennaio 1522, Leonardo sellajo scriveva: «la fighura,
come vi dissi, è schoperta e riesce benissimo; ma nonnestante que-
sto ò detto e fatto dire, dove a me è parso a proposito, non esere
di vostra mano. Che bene è vero, voj l’avete in alchuno luogho
ritocha, dove Pietro l’aveva istorpiata... ».
1521, settembre — È eletto ‘priore.
I521, 14 dicembre — Statua d’un Cristo, incompiuta.
Scrive Leonardo sellajo: « Metello (Vari) vuole quel Christo cho-
mincato che è in casa (a Macel de’ Corvi); el che a mio chonsiglo nollo
darei, perchè bisogna lo faca finire, e meteremoci del nostro onore,
e a finillo voi vi sarebe tropo tempo ». E il 4 gennaio « Del dagli la
fighura bozata non porta molto, ma chon questa letera vi ubrighate
di faglene una, che a me non pare: che sapete chi sono e’ Romani e
masime chostui... ». E il 12: « Visto la vostra volontà di dagli la
fighura, glele darò; ma non gli darò la letera per non vi ubrighare
di farne un’altra... Domane l’andrò a trovare e per parte vostra gli
darò detta fighura ». E il 22: « 1’ è chonsegnata la fighura a Metello,
presente tanti, che basta ». E Metello Vari, il 4 marzo 1523: « Per
avere io pagati ducati cento settanta cinque d’oro, como voi sapete,
per conto della figura riceputa gratiosamente... vi prego voliate
fare una fede autentica... ».
1522, 4 gennaio — Guarisce di grave malattia.
Leonardo sellajo gli risponde: « Sopra a tutte le nuove mi date
una passa tutte, e questo è l’esere guarito d’una malatia che pochi
ne guarischono; ma non mi maraviglio d’altra banda, perchè pochi
sono come voi, ed è nuova da chalze: perseverate ». È il 22 gennaio:
«Ò piacere siate libero d’una malatia che danava l’anima e ’1
chorpo ».
1522, 27 aprile — Giovanni da Udine lo invita a Venezia:
« Stefano Stirio zoè albanese, ...quando io li dise avervi sentito
dire, che voi eri desideroso di venir a star qualche dì a Venecia a
piacer vostro, lui me rispose: Dio el volese, e forse che li piaceria la
stancia più che a Fiorenzia... sichè se voi non verete, io me dubito che
uno dì ve manderano el spirito santo in qualche modo o via ad