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“ N. S. rimette ogni cosa in voi; solo vi priega, che vi perdiate manco
tempo che sia possibile, et vorebbe, ch’ella fussi di già fatta (la
Libreria), non chè cominciata ». Il 1° ottobre: « Il priore bugiardo di
S. Lorenzo... dice al papa che voi fate la libreria in colombaia ».
I lavori della libreria Laurenziana s’iniziarono infatti fra l’agosto
e il settembre.
1525, 8 febbraio — Il cardinal Santiquattro, a mezzo il Fat-
tucci, gli chiede un disegno di facciata pel suo palazzo.
1525, 22 febbraio — Jacopo Sansovino ringrazia Michelangelo
che l’ha raccomandato al Duca di Sessa per scolpirgli « una
sipoliura per lui e per la moglie ».
1525 marzo — Note e pagamenti per la decorazione marmorea
della Libreria.
1525, 19 aprile — Vuol liberarsi d'ogni obbligo per la tomba
di Giulio II.
A Giovanni Spina: « Circa la sepultura di papa Iulio... io confesso
d’avere el torto. Jo fo conto d’avere piatito e perduto, e d’avere a
sodisfare: e così mi son disposto fare, se io potrò. Però se ’1 Papa mi
vuole aiutare in questa cosa, che mi sare’ grandissimo piacere, visto
che io non posso finire la detta sepultura di Iulio o per vechiezza o
per mala disposizione di corpo; come uomo di mezzo, può mostrare
di volere che io restituisca quello che io è ricievuto per farla, acciò
che io sia fuora di questo carico e che e’ parenti di detto papa lIulio
con questa restituzione la possino far fare a lor soddisfazione a chi
e’ vogliono; e così può la Santità del nostro Signore giovarmi assai:
e in questo ancora che io abbia a restituire ’l manco che si può.
E subito che è chiarito quello che io ò a restituire, piglierò partito...
venderò e farò in modo che io restituirò e potrò pensare alle cose del
Papa e lavorare: che a questo modo non vivo, non che io lavori ».
Similmente scrive al Fattucci il 4 settembre. La peste minaccia
«ritorna a gran furia... se muoio inanzi al Papa, non arò bisognio
d’aconciare più niente: se vivo, son certo che el Papa l’aconcierà ».
1525, aprile — Continua la costruzione della Libreria.
1525, maggio — Si felicita con Sebastiano del Piombo pel suo
superbo ritratto di Anton Francesco degli Albizzi:
« Jersera il nostro amico capitano Cuio (Dini) e certi altri gen-
tilomini, volsono, lor grazia, che io andassi a cena con loro; di che
ebbi grandissimo piacere, perchè usci’ un poco del mio malinconico,