Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 1)

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d’efebi il fondo, neofiti forse, quale usò anche Luca Signorelli in 
un piano affondato di un’altra Sacra Famiglia; non manca nep- 
pure il Battista, che avanza, quasi piccolo Bacco, con la testa 
inghirlandata. Dietro l’esedra, si disegnano linee astratte, baste- 
voli a Michelangelo, che così si espresse circa il paesaggio con 
Francesco de Hollanda: « Si dipinge in Fiandra veramente per 
ingannare la vista... Questa pittura non è composta se non di na- 
stri, di vecchie case, di verzura di campi, di ombre d’alberi, e 
ponti, e ruscelli, ch’essi chiamano paesaggi, e qualche figura, qua 
e qualche figura là. E tutto ciò, anche se può piacere a certi occhi, 
è fatto realmente senza ragione nè arte, senza simmetria nè pro- 
porzioni, senza discernimento nè scelta, nè sicurezza insomma, 
senza sostanza e senza nervi ». Michelangelo era come un osser- 
vatore che guardi dall’alto dei cieli la terra: tutte le irregolarità 
dei piani dispaiono e tutte le varietà di essi si confondono. Al suo 
sguardo d’aguila, le particolarità si smarriscono. Davanti alla 
maestà dell’uomo, che veste la forma infusagli dall’Eterno, tutto 
s’abbassa e si perde; e l’uomo torreggia sulla terra, la copre della 
sua ombra gigante, riempie di sè e domina lo spazio. 
Un parapetto divide, col suo piano tagliente bigio chiaro, il 
paese popolato di nudi atleti dal gruppo che aggira, massiccio 
tronco di colonna tortile, roteando, le sue forti spire una sull’al- 
tra. Entro il tondo, questo blocco scheggiato, ma pur sempre 
massiccio e forte, si equilibra con le braccia a ghirlanda del fan- 
ciullo, di Maria e di Giuseppe, e rotea sulla base delle ginocchia, 
delle gambe, dei piedi della Vergine, e del suo manto volgentesi 
a cerchio sui lastroni del suolo. Maria è una virago gigante, una 
sibilla che fissa il divino figlio, Ercole fanciullo (fig. 482 e ta- 
vola VII) che saprà strozzare i serpenti; Giuseppe, fratello ai 
biblici patriarchi, ha forza eterna in sè, vittoriosa della caducità 
delle cose, indistruttibile per il male e per il tempo. 
Acuti e quasi striduli i colori: il freddo azzurro del manto che 
avvolge la Vergine e l’arancione del manto di Giuseppe sulla tunica 
bigio azzurra, il rosso violaceo della veste di Maria che s’ingialla 
alle luci. V’è un dibattito rapido di ombre e riflessi agli spigoli, 
--Q
	        
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