Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 1)

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a distacco profondo, per blocchi rocciosi, la composizione si svolge 
con rigore architettonico entro lo spazio circolare del quadro: 
un cerchio più ampio, in prospettiva, è tracciato nell’interno del 
tondo dall’anfiteatro di nudi e di rocce striate e nitide come 
banchi di ghiaccio; un parapetto di marmo, corda di quel secondo 
cerchio, divide la schiera dei nudi efebi dal gruppo della Sacra 
Famiglia, prodigioso grappolo di figure avvinghiate, coinvolte 
nel movimento delle ginocchia di Maria, delle braccia rotanti 
per afferrare il fanciullo. 
La robusta testa della Vergine, non più di lungo ovale come 
nella Prietà, è scalpellata in un rotondo blocco di marmo liscio 
e lucente; e i grandi occhi guardano con forza tranquilla al 
Bambino, atticciato e forte come tutti i putti di Michelangelo, 
ma dotato di una selvaggia grazia di lioncello nelle duttili pal- 
pebre, nei lineamenti dilatati dal respiro, nella fronte convessa, 
carica di riccioli come selvaggi viticci, che invano i tenaci giri 
di un nastro tentan fermare. Le abbacinate iluci a macchie 
fuggitive, come sprazzi di sole traverso nuvole messe in fuga 
dal vento, completano il turbinìo dei drappi e delle chiome: 
tracciano, intorno alla faticosa spirale del gruppo, una spirale più 
rapida; giocano sulle sporgenze delle forme. Senza quella illu- 
minazione oscillante e rapida, riverberata sul lucido marmo dei 
gruppi come da specchi esposti al sole, mancherebbe l’ultimo 
tocco alla vita della animata torre umana. 
e * * 
Nel 1505 Leonardo e Michelangelo lavoravano in gara ai ce- 
lebri cartoni per la Battaglia d’ Anghiari e per la Battaglia di Ca- 
scina, proclamati da Benvenuto Cellini «la scuola del mondo ». 
I due soli disegni originali rimasti, e più ancora certi rapidi 
schizzi di combattenti, e la cognizione nostra dell’arte vinciana 
e dello sfumato, ci lasciano indovinare la gran mischia veduta da 
Leonardo come turbine di cavalli e cavalieri, nel turbine dell’at- 
mosfera. Le stampe tratte dall’opera di Michelangelo non evo- 
cano la battaglia, ma l’appello improvviso al campo durante un
	        
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