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possanza di forme, l’impeto travolgente dell’Assunta de’ Frari;
più piccola, più umile, porta ancora nei lineamenti le tracce della
sofferenza umana, l’ombra della pietà. E l’atmosfera squillante
del quadro de’ Frari si ottenebra in nugoli di tempesta: arde
come un rogo la terra, nell’ora dell’addio. Gli Apostoli s’irra-
diano dal sepolcro all’esterno, in una travolgente espressione di
forza centrifuga, come respinti dall’orlo di un vulcano; e colle-
gando l’immagine di Pietro, centro del coro, all’Assunta sulle
nuvole, la spira della composizione si snoda rapida fra terra e
cielo. Riflessi che s’incrociano da figura a figura, scoppi di luce
sui volti ardenti e nell’ombra delle nuvole, squillano nell’etere
come grida di addio.
L’atmosfera agitata dell’Assunta di Verona circonda l’effigie
di San Giovanni Elemosinario (fig. 140), dipinta nella chiesa di
quel titolo a Venezia. Il vegliardo, alto, solenne, siede di sghembo
sopra uno stilobate, e porge la moneta a un viandante appiat-
tato nell’ombra, in un angolo. Nell’angolo opposto un chierico
sostiene la croce, il cui vertice prosegue l’obliqua della figura
ondeggiante sul vuoto, nel cielo burrascoso. È ancora la diago-
nale del quadro, come nella Madonna di Ca’ Pesaro, ma senza
quel saldo sostegno di masse architettoniche, più slanciata, più
ardua, più tesa.
Nel Martirio del domenicano San Pietro (fig. 141), distrutto da
un incendio, tutte le qualità di movimento, di colore, di luce, che
valgono a infondere una suprema grandezza scenica alla pala di
Ca’ Pesaro, erano volte all’effetto drammatico. Anche dalla copia
nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia immaginiamo
quale violenza d’impressione dovessero sprigionare i torrenti di
luce che scrosciavan dall’alto, i mulinelli degli alberi orlati di
fiamma, il turbine che travolgeva piante nubi uomini tra i fuochi
del cielo e la crudeltà della terra. Così nella Battaglia di Cadore
(fig. 142), non solo i soldati ma le montagne intere si torcevano
in convulsioni vulcaniche.
Invece nella Presentazione al Tempio (fig. 143-144) (Acca-
demia di Venezia), Tiziano non si preoccupa nè di movimenti nè
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