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nell’ombra a vibrare i riflessi, specialmente sul puttino cariatide
che, nell’allegoria dello Studio (fig. 688), par tratto da motivi cor-
reggeschi; e le nubi, prima uniformi, lattiginose, son corse da
orli incandescenti. Fa anche una prima apparizione, con l’in-
flusso del Parmigianino, la tendenza allo svolazzo barocco, che
assume aspetti bizzarri e leggermente tinti di grottesco, come
quell’arricciatura del manto della donna veduta da tergo nel
tondo dello Studio, che rimane sospeso dietro la figura come
un curioso sgabelletto portatile. Ma più nell’allegoria della
Bontà e della Virtù (fig. 689) appare grande l’arte dello Zelotti
compositore, nel ritmo architettonico degli elementi disposti
entro lo spazio del tondo e nella perfetta costruzione plastica
delle immagini.
Il taglio allungato della figura, che par uscire da un compro-
messo tra le forme del Veronese primitivo e del Parmigianino,
più aderenti al manierismo di quest’ultimo che non siano quelle
della giovinezza di Paolo, si ritrova nel Concerto di Castelvecchio
a Verona (fig. 690), dove l’arte dello Zelotti si presenta in tutta
la sua disegnativa eleganza, nell’artificio aggraziato delle pose,
nelle acconciature a intrecci di veli e di chiome, a bioccoli di ricci
morbidi e lievi come la decorazione di pampini e rose nel cielo
rosato. Dell’antica difficoltà a comporre non è più traccia in
questa fresca ghirlanda d’immagini sul chiarore del fondo, entro
uno scenario delicato e leggiero di cielo e di fronde. Anche le
tinte sono primaverili. Tutto par colorarsi di rosa, prendere una
trasparenza rosata; appena nelle vesti qualche giallo lieve s’unisce
al rosa e al violetto. Il colore tenue, d’aurora, completa l’armonia
dei gesti.
Sopra uno scenario similmente fresco e lieve di frondi mosse
a ghirlanda e di cielo a strisce bianche e rosa, come di chiara seta,
si vedono le due figure di Diana e Callisto dipinte dallo Zelotti
in Villa Emo, certo prossime di tempo a quelle del Concerto, e
identiche nel disegno tipico, a bianche lineette spezzate, delle
marezzature di una gonna, e nello stampo parmigianinesco della
figura in piedi, che però qui divien grossa, pesante, inflessibile