LO
modulo consueto di teste arrotondate, dal collaboratore e se-
guace di Paolo.
Ma l’opera che ci mostra nella miglior luce il talento dello
Zelotti, col suo gusto originalissimo di decoratore e la bravura di
una pennellata rapida e preziosa, che disegna a linee di luce le
forme, è la decorazione del Castello del Catajo, presso Padova,
celebrante i fasti degli Obizzi in tinte argentine, chiare, limpide.
Lo schema architettonico è simile a quello adottato dal Vero-
nese in Villa Barbaro, e in generale dai decoratori veneti del
Cinquecento: loggiato di finto marmo bianco, trofei d’armi e
stendardi, finte porte alabastrine; e tra i vani del loggiato scene
di battaglia, con figure portate verso la superficie su fondi chiari
evanescenti come di pallido raso.
Nel primo affresco, Obizzo 1 eletto Vicario generale di To-
scana e di Genova (fig. 696), il nostro occhio è subito attratto
dal gruppo di guerrieri in secondo piano, forme vacue, tra-
sparenti, chiuse nell’involucro di metallo argenteo. Lieve, in
quella gelida purezza di colore, la visione del volto, impallidito
dalla bianca luce dei metalli, s’apre tra le sollevate visiere. E
par che l’argento delle armature formi l’atmosfera del quadro,
in cui sventolano drappi gialli e rosa. Nel secondo affresco, raffi-
gurante il Duello sul campo tra il Generale dell’ Esercito di Sala-
dino e Obizzo II degli Obizzi (fig. 697), lo Zelotti ritorna alla sua
prediletta divisione triplice di spazio, aprendo, con la rota di due
cavalloni, uno bianco, uno scuro affrontati, uno spazio circolare
tra due alte quinte di fanti e stendardi, di cavalieri e stendardi.
È un canto di chiare freschissime note: bianchi d’argento, che
nell’ombra s’inazzurrano, rigati da cordoni d’oro; nastri multi-
colori, vessilli rosei e gialli, sopra un fondo di paese sbiadito e
di cielo a strie giallo pallido, roseo, azzurrino, un cielo a nastri
isso NON color di primavera. Al centro, tra le due quinte, il particolare più
150 1088 energico della composizione coincide con il contrasto di colori
o della più forte, fra la cupa tinta cuprea del cavallone del comandante
i divini nemico e il bianco trasparente del destriere, vacuo e lieve come
n d’alluminio, su cui par fisso, chiuso nell’armatura d’argento, na-