ora affusate sullo stampo parmigianinesco, sfiorate sempre da un
chiaroscuro lieve e mutevole. Più che nelle composizioni sto-
riche, pretensiose, camuffate alla classica, le qualità di G. A. Fa-
solo si rispecchiano in qualche motivo ornamentale, ad esempio
nelle volute a corna d'’ariete intrecciate in fitta compagine
vitale, entro l’architrave di una porta, in qualche statua
di finto bronzo, entro nicchie, e in qualche figura brunita,
agile, modellata a colpi di luce con nervosità parmigianine-
sca, ad esempio le cariatidi nei triangoli tra le finte colonne e
l’affresco sovrapposto a un camino. Altrove, invece, son figurone
fuor d’ogni misura, allampanate, sgangherate, coriacee; gruppi
di cavalieri composti a trofeo, al modo dello Zelotti, come per
Fig. 722 — Villa Coldogno, ora Pajello. G. A. Fasolo: Cartelle decorative.
dimostrare lo stento dell’imitazione. Ma ecco, nell’atrio, compen-
sarci di tanto sforzo accademico la festosa leggerezza dei due
affreschi entro le arcate, con mense imbandite ai piedi d’impo-
nenti edifici palladiani, tronchi per amor di snellezza, e con teorie
di genietti trasparenti che dan la scalata al cielo; e nel salone suc-
i ivlapete cessivo, impicciolite da un soverchiante prospetto architettonico,
svolgersi ai nostri occhi deliziose scenette di stampo veronesiano,
| raffiguranti Musica, Gioco (fig. 723), Danza, Convito. Le affinità
del Fasolo con lo Zelotti, qui emergono più che dalla decorazione,
anche per il color cristallino; ma vi si vede una grazia più timida,
più impacciata, più ingenua, ad esempio nel gruppo deliziosa-
mente armonico della Musica (fig. 724), un fare dinoccolato in
alcune immagini, ad esempio nel cavaliere, fantoccio di propor-
zioni troppo raccorciate, che ascolta il concerto muliebre, neghit-
tosamente poggiandosi al telamone del prospetto scenografico
TOIGO