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nè dalle perle una scintilla della limpida luce, che trasforma in
brillanti gocce di rugiada quelle sfaccettate dal magico tocco
veronesiano. Nel fastoso Ritratto di Dresda, come nella maggior
parte delle sue opere, G. A. Fasolo, deviato dall’accademismo
mantovano, mostra la sua natura poco mobile, torpida, la sua
provinciale tendenza verso una ricchezza vistosa e greve, dove
le note cromatiche del Veronese riappaiono impoverite, e gli sce-
nari decorativi della scuola paolesca appesantiti, ingombri, in-
grandiosati. Talvolta, tra quelle decorazioni pompose, macchi-
nose, stampate in moduli di classicismo accademico, si rifugia
qualche scintillante motivo barocco, qualche forma preziosamente
allungata e snella, qualche scenetta rappresentata con timidezza,
con ingenuità, fresche immagini vestite di chiari colori. Queste
incantevoli scenette, vedute traverso luci di cristallo, come il
primitivo Gruppo di famiglia, ci presentano nel suo aspetto mi-
gliore il Vicentino troppo spesso confuso con l’agile, ardito, mo-
dernissimo frescante G. B. Zelotti, del quale conserva ancora
negli ultimi tempi, come si vede nella Probatica Piscina del
Museo di Vicenza (fig. 728), la tipica frontalità del prospetto
scenografico, composto di elementi palladiani. *
1 Opere di Giovan Antonio Fasolo ricordate dal Ridolfi:
Venezia, presso Michele Pietra, pittore: Un Principe seduto fra la Ricchezza, il Tempo e la Pru-
denza, e accompagnato dalle Grazie.
Vicenza, Sala del Capitano: Muzio Scevola innanzi a Porsenna, Orazio che difende il ponte.
Curzio che si getta nella voragine.
— Chiesa dei Servi: 1 Re Magi.
— San Rocco: Miracolo della Piscina.
— Casa Cogoli a Santa Corona: Una invenzione allegorica.
— Casa Civena: La Virtù che scaccia il Vizio, Una Regina sedente fra aicune Dame e un Cavaliere.
— Sala dell’Udienza del Podestà: Alcune Virtù, poi ricoperte da pitture a olio.
Villa di Coldogno, Palazzo Coldogno: Affreschi in una sala, con alcuni Giganti a chiaroscuro
che dividono varie Storie, fregi e capricci.
VENTURI, Storia dell’Arte Italiana, IX, 4.
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