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i Similmente nel Ritratto di oratore veneto del Museo Storico
Artistico di Vienna (fig. 191), come ci piace supporre il nobiluomo
scrutatore d’uomini e di cose, e nella più che mezza figura
del Museo di Worcester, ritenuta di un capitano bergamasco
(fig. 192), il Moroni veste di velluto nero i suoi personaggi e
continua a intagliarli sul fondo grigio, ma ne accentua il rilievo
per l’accrescersi del modellato; e li ammorbidîsce rinunciando
a ogni duro contorno e attenuando gli scuri. Forse il pittore,
veduto saggi veronesiani, si piacque sminuire l’intensità delle
ombre e cercar sfavillìo di stoffe e di gioielli. L’ispirazione dal
Veronese si nota anche nel ritratto del suddetto oratore ve-
neziano, fresco nelle carni rosate, con piccole luci sulla fronte,
come nella parete grigia dalla quale si rileva: è il periodo in
cui l’aria e la luce vengono dall’aperto; e la luce schiara qui
mirabilmente le mani, sembra muoversi sopra di esse.
Nonostante questo progredire per le vie del vero, attraverso
il ritratto e l’osservazione continua, insistente; dei caratteri de’
suoi personaggi, nonostante le ispirazioni ricavate dal Lotto,
come dal Veronese, Giambattista Moroni, quando riprende a
svolgere temi sacri, torna al Moretto, tutt’al più commisten-
dovi qualche elemento di Paris Bordone. A destra, tra una co-
lonna e una muraglia frante, appare a mezza figura, con le mani
giunte, il devoto committente (fig. 193). Così il Moroni ha tra-
sportato il suo ritratto come dietro le quinte del palco teatrale,
su cui, davanti un fondo di montagne luminoso, il Battista
dà sul letto del Giordano il battesimo a Cristo. Non ha potuto
staccarsi dal suo mondo di pittor di ritratti, neppure da quelle
posticce rovine su cui fa campeggiare i suoi personaggi, e le ha
collocate proprio sul davanti della campagna, ove nel letto del
Giordano biancheggiano i sassi; e tra il verde passa, sulle chiome
degli alberi, come un fruscìo di sole; nelle pendici dei monti,
si ergono scintillanti campanili e aste di torri.
La data del 1560 è segnata anche sul ritratto del magnifico
Signore (fig. 194) seduto sopra un seggiolone, del quale il pittore
userà servirsi anche in seguito, disponendo i suoi personaggi