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La data del 1516 è scritta anche sopra un cartello appeso
alla base del trono di Maria nella grande pala, ora barbaramente
mutilata, della chiesa di San Bartolomeo a Bergamo! (fig. 20).
Mentre già Tiziano, sulle orme di Giorgione, aveva trasformata
la pala d’altare, Lorenzo Lotto ritorna allo schema quattro-
centesco, alvisiano, adunando i Santi in una chiesa intorno al
trono della Vergine; ma il ritorno è solo apparente, per l’abban-
dono di ogni criterio metrico costruttivo che dia alle immagini
valore architettonico nell’architettura dell’edificio. Lo scenario
grandioso, con la sonante profondità dell’archivolto, non trova
raffronti in pitture veneziane per slancio e magniloquente am-
piezza, ma piuttosto nello sfondo bramantesco della Scuola di
Atene, che il pittore, appena giunto da Roma, aveva ancora
negli occhi; la balaustra attorno all’occhio di cielo è invece un
ricordo mantegnesco, trasformato in un motivo di decorazione
festosa, elegante, leggiera. I due angeli, che arrivan di corsa
a sciorinare tappeti e stendardelli, ad appender ghirlande e trofei,
a portar fasci di fiori, animano del loro slancio il grande cerchio
della balaustra; e i tappeti si agitano, le ghirlande dondolano
coi nastri che allacciano in trofei di preziosa leggerezza ramo-
scelli di olivo, di palma e di quercia, bilance e spade. La deli-
cata grazia di Lorenzo Lotto si spiega in quella tenue squisita
decorazione, attuata secondo un senso della linea ignoto a Ve-
nezia. E la fantasia lottesca trasforma la folla raccolta intorno
al gruppo sacro, e i due bimbi affaccendati a stendere il tap-
peto sul piedistallo del trono, in un motivo quasi floreale di
decorazione, mediante lo slancio delle forme tenui e flessuose,
il moto delle luci sulle figure liberamente ondeggianti. Gli stessi
angeli-silfidi, che quasi nel volo toccano, galleggiando a fior
d’ombra, la cornice dell’arco, per lasciar libera la profondità del
COro, ci appaiono come un serico nodo di nastro abbandonato
ai moti dell’aria. Sentiamo ancora, in questa libera ondulazione,
un vago ricordo del soggiorno romano, senza tuttavia che leggi
1 Le tavolette della predella sono raccolte nella Galleria Carrara, mentre la n
è emigrata nella Galleria di Budapest.
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