— 64 —
menti acuti, il manto e lo scialle a pieghe appiombate, ci appaiono ta
in una immobilità augusta. Ma ancora nelle luci di brace del gu
greve velluto rosso, nei verdi bagliori della cintura, nel paese
alleggerito dai vapori del tramonto, la fiamma del color veneziano
scalda la sublime freddezza marmorea della forma. I bianchi,
invece, opachi e gelidi, escono dal mondo veneto, come per meglio
intonarsi a quella monumentale frigidità.
Altro superbo esempio dell’arte sebastianesca in questo pe-
riodo è il ritratto di Baccio Valori (fig. 33), dipinto su lavagna.
Il valor costruttivo della pennellata, la sommarietà grandiosa
del modellato, la forza incisiva dei contorni, di rado raggiungono
nell’opera del Maestro veneto tanta potenza, accentuata dalla
tonalità ricca e austera delle tinte: il cupo turchino della veste,
il rosso profondo delle maniche, il bronzo aurato delle carni.
Il lampo vermiglio, che sfolgora dalle maniche dove il sole per-
cote, è il solo squillo di colore, in questa cupa e profonda gamma
di tinte, che par intonarsi al carattere del personaggio. È la pel-
liccia ampia, la gran barba che in essa affonda, comunicano al-
l’immagine ferrea del condottiero una grandezza irta, pesante,
barbarica. L’occhio di falco, ingrandito dall’ombra immensa
delle orbite, il naso grifagno, la bocca sarcastica, evocano davanti
a noi con insuperabile potenza il carattere del guerriero. Non
solo, ma la funzione costruttiva della luce, che abbattendosi
sul volto lo rileva con precisione plastica, è un chiaro preludio
al Seicento caravaggesco.
Accanto a questa grande opera viene a collocarsi un capolavoro:
il ritratto di Andrea Doria, ora negli appartamenti privati del
palazzo Doria in Roma (fig. 34). Qui la forza sintetica della rap-
presentazione è anche maggiore: per raggiungerla Sebastiano
rinuncia alla ricchezza cromatica: nere le vesti, grigio il fondo
dell’immagine, che s’innalza, colpita dalla luce, dietro un para-
petto adorno di rilievi. Come già nel ritratto Valori, ma con ri-
sultato incomparabilmente più grande per l’eroico torreggiar
dell’immagine, Sebastiano abbandona la base architettonica, in:
frequente nei precedenti ritratti. Scomparso lo sfondo monumen- ta