Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

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o del ato l’incontentabilità del pensiero artistico d’Jacopo. Sintesi lineare 
di quelle a il primo, dove il contorno schematico accentua l’audace vivezza 
li sinti a die dell’intarsio a vibranti colori; dominio, nel secondo, di uno spa- 
rando conta valdo effetto decorativo, cui in ugual misura concorrono l’acuto 
lette, nette frastaglio della linea e l’ardimento cromatico; tentativo, il terzo, 
: ; di dar alla forma imponderabile la leggerezza del respiro che 
one di Poggio esce dalle labbra schiuse, per mezzo di una linea all’estremo 
‘ periodo suc agile e vibrante, e di un colore che squilla d’improvviso alla luce 
lede a seo e d’un soffio si spegne. 
ia Corsini, il La pala di Carmignano, ove l’espressione ampia del volume 
4 puro colpe, coincide con la più rara bellezza di un colore sfiorato appena 
pelo Pa da ombre trasparenti, è tra gli ultimi grandi esempi d’Jacopo. 
Cristo davanti Dopo, lentamente, comincia il declivio. La sua incontentabilità 
no compone lo spinge a ritornare sui proprî passi, verso Michelangelo, nume 
sando, 0 ar: della sua giovinezza; e questo ritorno par tronchi le ali all’ardita 
nui eppiattite fantasia. Nulla rimane, se non i disegni, dell’ultima vasta opera 
ella lunetta di compiuta dal Maestro: gli affreschi dell’abside di San Lorenzo; 
ore, hanno in ma sulla guida dei disegni e del racconto vasariano possiamo 
porti di tinte: ricostruire in parte la fatica immaginativa del Pontormo nel 
pitegciamento comporre l’inestricabile viluppo dei nudi in contorcimenti di 
ento i valore spasimo mortale. Un disegno come il n. 6754 agli Uffizi riassume 
peli imanca per noi la tragedia degli ultimi giorni di questo acuto e tormentato 
ingiolista (non intelletto fiorentino, che dopo aver dato vita, nella villa di Poggio 
i ehiarbrcnto, a Cajano, nella Certosa di Val d’Ema, a Santa Felicita e altrove, 
pote Himpido; per il vasto giardino di Firenze, a tante visioni di primaverile 
e esotica dei freschezza, torna inquieto a veder modelli nel gigantismo mi- 
liti, soffusi di chelangiolesco, a far centro della sua arte il nudo corpo umano, 
a cercare enfatici effetti di dinamismo plastico. L’ipersensibilità 
|} di Fircune del pittore, che aveva talora nei suoi colpi d’ala audaci raggiunto 
verde in note l’altezza del genio, si esprime, alle soglie della morte, in uno 
1usico in Casa slancio immaginativo quasi inumano, nel parossismo dei moti 
a di Lucca, e deformanti, delle linee convulse. L’uomo che, secondo il Vasari, 
ge, simili di avrebbe vissuto con l’ombra della morte dinanzi allo sguardo, 
|ersa visione. par chiudere la sua opera d’artista, così ricca di vitalità, di son. 
freguictudine, sitiva bellezza, di gioia cromatica, in una visione d’occhi alluci- 
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