Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

all’antichità il suo ideale di pittore, e dalle belle fluttuanti forme 
passò ai lustri delle superfici marmoree. A Fontainebleau, tutto 
rinnova le glorie del mondo romano. Con il Rosso, il Primaticcio, 
che sopravvenne un anno dopo, Niccolò dell'Abate, Benvenuto 
Cellini, il Serlio, aprono alla Francia e all’Europa l’orizzonte della 
classicità. 
Il Rosso, fondatore della Scuola di Fontainebleau, non si 
presenta, nelle pitlure della stretta e bassa Galleria di Francesco I, 
guaste, ridipinte, in tutta la sua grandezza. Non si distingue 
più ad evidenza, come avrebbe dovuto distinguersi, dal Pri- 
maticcio, perchè oggi tutto prende un aspetto alla romana, una 
intonazione coloristica neo-classica. 
Dodici furono i soggetti degli affreschi nella Galleria di Fran- 
cesco I a Fontainebleau, undici del’ Rosso; uno, con la rappre- 
sentazione di Danae, in parte del Primaticcio. L’opera fu tra- 
dotta in arazzo; e i cartoni furono eseguiti da Francesco Cac- 
cianemici bolognese, Luca Penni, Gian Battista Bagnacavallo, 
Claudio Badouin, Carlo Carmoy. Sei arazzi riproducenti gli af- 
freschi si trovano a Vienna; e rappresentano Francesco 1 me- 
cenate delle arti, Cleobi e Bitone, Adone morto e rimpianto da 
Venere, la Fonte di Giovinezza (?), il Combattimento dei Lapiti 
e dei Centauri, Danae. 
Questi arazzi servono a interpretare gli affreschi guasti dal 
tempo e raffazzonati dagli uomini. 
In Francia finì il maestro ch’ebbe, come scrisse il Gamba, 
«tanta modernità d’intenzioni, così modernamente espresse a 
rapporti di colori e di mezze tinte, con sbattimenti di luce; pro- 
prio come se il Rosso volesse rompere con le tradizioni fiorentine 
a contorni precisi e a rilievo ottenuto col chiaroscuro, saltando 
a piè pari più secoli di ricerche ». Parla il Gamba del quadro di 
Mosè che abbatte i+ pittori medianiti, ed esemplificando quelle 
generalità, soggiunge: « Quei nudi staccano l’uno dall’altro non 
per forza di prospettiva di disegno, ma per la differenza di co- 
lore dalle carni dei biondi e dei bruni, dei morti e dei vivi, dei 
vicini e dei lontani, con una tal giustezza d’intonazione che i 
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