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di drago, di fiamme a scoppio; e fra le tenebre arroventa i
lucidi corpi al riverbero di quei fuochi, fu certo suscitata dalla
visione di qualche quadro fiammingo, dalle allucinazioni di un
Civetta o di un Bosch, dove il grottesco e l’orrido si fondono
nella bellezza preziosa della sostanza cromatica accesa d’interne
vampe. L’imitatore toscano, ignaro di quello splendore di smalti
e d’alabastri fiammei, crea un effetto disordinato e febbrile,
di ombre lacerate da scoppi di fuoco, e anch’esse fiammeggianti,
di corpi lanciati nello spazio o confitti nel terreno, di colori tor-
bidi che d’un tratto s’avvivano nei nudi illuminati di bianca
luce in primo piano e nelle smaglianti figure degli angeli. Il mi-
chelangiolismo di cattivo gusto e il fiamminghismo della messa
in scena non si fondono in questa composizione tumultuosa,
tutta strappi e dissonanze, dominata in alto da un San Michele
ricciutello in posa melodrammatica, e dalla figura evanescente
dell’Eterno, appeso alla cornice, a braccia tese, come gigante
vampiro. I’immaginazione bizzarra del Beccafumi, natural-
mente attratta dalle fantasmagorie fiamminghe, si sfrena senza
più limiti in questo quadro, dove la forma, d’un michelangioli-
smo tradotto quasi con spirito barocco in certe figure della parte
inferiore, si dilegua su in alto sino a mutare in vermiciattoli con
leggiadre teste femminee gli angioli nella luce che emana dal-
l'Eterno.
Grossamente modellate in tenera pasta le figure che popolano
le volte di due sale in palazzo Sergardi a Siena (figg. 256-257),
ove il Beccafumi passa dalle forme di un accademismo romano
di pessima lega ai più smorfiosi vezzi sentimentali, solo espri-
mendo la forza della propria personalità nel colorismo ardito e
gemmeo !, egli torna, componendo lo scenario della Discesa di
1 Quanto in lui il disegnatore superi il pittore può vedersi chiaramente dal confronto
della storia d’Alessandro in una vela di soffitto e nello studio (fig. 258). La pittura, con
la liscezza de’ suoi colori, pur seguendo scrupolosamente lo schema chiaroscurale del
disegno, perde tutto il valore che a questo viene dalla foga improvvisatrice del segno ar-
ricciato, interrotto e nervoso, da un vivacissimo senso di pittoresco, espresso per mezzo
di luci folgoranti tra l’ombra. Le figure schizzate rapidamente nel fondo, di 1à dalla massa
cupa delle arcate, corrose dalla luce che le abbaglia, sono sorprendenti anticipazioni di
moderno impressionismo.