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La difficoltà del movimento e dell’appiombo delle figure si
mantiene nella tavola d’altare già nell’abbazia di Valvisciolo,
oggi nel palazzo Caetani in Roma, eseguita l’anno 1541 (fig. 306).
Il pittore si move incerto: Santo Stefano non sta in equilibrio,
il Bambino sembra avere una gamba maggiore dell’altra, San
Giovannino pencola sulla breve base, San Pietro, sebbene poggi
un piede a terra e uno, con la gamba stretta all’altra, sopra un
grado, si regge a fatica. Poco scelti sono i colori delle macchinose
figure, e si potrebbero dire campagnoli: rossa la veste della Ver-
gine, scolorito il suo manto, giallo svanito l’altro di San Pietro.
Probabilmente in quest’incerta maniera il Siciolante esordì,
mentre era alla scuola di Leonardo da Pistoia. Buon per lui
che ben presto trovò, in Perin del Vaga, un migliore maestro.
Di questo maestro, venuto glorioso da Genova, fu collabo-
ratore in una loggia verso i prati, e forse nella Sala Paolina e nella
Biblioteca di Paolo III a Castel Sant'Angelo, insieme con Luzio
Luzi, Raffaello da Montelupo, il Beccafumi e Marco Pino da Siena.
Difficile è determinare la parte ch'egli ebbe, ma in fondo alla
Sala Paolina, di fronte all’entrata, sono due grandi figure che
potrebbero esser sue, una vista di profilo, una da tergo, con
due genî che tengono un tondo racchiudente figure a monocro-
mato giallo. Ma, visto quel che egli sapeva fare prima di essere
ammesso al lavoro con Perin del Vaga, è probabile che egli fosse
a Castel Sant’Angelo semplice aiuto del maestro famoso. Nella
Sala Paolina, facilmente si discerne l’opera del Beccafumi aiu-
tato da Marco Pino, per quel suo colore fantastico di fuochi
bengalici, per le forme dissolventisi come cera al fuoco. Non si
ritrovano le campagnole forme del Sermonetano, benchè gli
sia stato attribuito il gran fregio della Biblioteca Paolina, ove
sono nereidi, tritoni, ippocampi.
Certo è che il lavoro nella loggia, nella Biblioteca e nella Sala
Paolina dovette dare esperienza, misura, eleganze decorative a
Siciolante, come si può vedere a Sermoneta nell’ornato dell’arco
sulla fronte esterna della cappella Caetani della chiesa di San
Giuseppe, dove sono, in alcuni riquadri, sottili linee di contorno