Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

«nel duomo della qual città fece... una cappella di Nostra 
Donna con infinito numero di figure, nella quale continua- 
mente lavorò detto Girolamo, e fu sempre de’ migliori di- 
scepoli che egli avesse » (VasAarr, vol. VI, pag. 315). 
1502-1504 — $Separatosi da Luca Signorelli, Girolamo «si mise 
con Pietro Perugino, pittore molto stimato, col quale stette 
tre anni in circa, ed attese assai alla prospettiva, che da lui fu 
tanto ben capita » e ciò avvenne «nel medesimo tempo che 
con il detto Pietro stava il divino Raffaello da Urbino, che di 
lui era molto amico » (Vasarr, Vol. VI, pag. 316; VENTURI AL, 
Raffaello, Roma, Calzone, 1920, pag. 25 e segg.). 
1504 — Giampietro Arrivabene, vescovo d’Urbino, morto nel 
marzo del 1504, lasciò, in testamento, quattrocento scudi d’oro 
a favore della cappella da lui eretta in onore dei Ss. Tommaso 
Cantauriense e Martino. In seguito a ciò, il 15 aprile dello 
stesso anno la duchessa Gonzaga ed il Podestà Al. Ruggeri, 
esecutori testamentari del vescovo, allogarono a ‘Timoteo la 
pittura delle tavole e al Genga quella delle pareti e della volta 
per una somma di 65 ducati. Gli affreschi, ora perduti, do- 
vevano rappresentare in più spartimenti le storie della Vita 
di S. Martino (v. MILANESI in note al VAsArI, Firenze, San- 
soni, vol. IV, pagg. 496-497). 
[504-1508 circa — Narra il Vasari che, separatosi da Pietro 
Perugino, il Genga «se n’andò da sè, a stare in Fiorenza, 
dove studiò tempo assai ». (Girolamo fu dal Perugino, lo sap- 
piamo dal Vasari, insieme a Raffaello, cioè tra il I502 e il 
1504; nell’otto, il Genga era a Siena, quindi egli dovette sog- 
siornare a Firenze tra il 1504 e il 1508). (V. VASARI, Op: cit, 
vol VI, pas. 310). 
1508-12 — Narra il Vasari che «andato a Siena, vi stette ap- 
presso di Pandolfo Petrucci anni e mesi; in casa del quale 
dipinse molte stanze, che per essere benissimo disegnate e 
vagamente colorite meritorno essere viste e lodate da tutti i 
Senesi, e particolarmente dal detto Pandolfo, dal quale fu 
sempre benissimo veduto ed infinitamente accarezzato ». 
L’opera non potè essere anteriore al 1508 perchè in questo
	        
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