Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

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li vuol far parlare a gesti; e questi s’intralciano, si confondono, 
perdon valore in quel moltiplicarsi simultaneo. Nell’Assunta 
cerca una preziosità di gesto, che non era nell’Annunciazione, 
e in tutto, negli atteggiamenti lambiccati, a contrapposto, dei 
due angioli laterali, nelle pieghe meticolose e meccaniche, nella 
ricerca di vezzi, il quadro dimostra, in confronto a quello del- 
l'Annunciazione, il passaggio decisivo dallo stile dei diretti raf- 
faelleschi alla pittura di maniera. 
Le forme s’ingrandiscono nella Deposizione di Città di Ca- 
stello (fig. 344), composta sopra uno schema michelangiolesco; 
ma il minuto linearismo delle pieghe, che si ripetono monotone, 
calligrafiche, è ancor lo stesso da noi veduto nell’Assunta. An- 
che qui il pittore si affanna a far parlare le figure, a trovare la 
mimica che esprima la pietà, ma è tutta vuota retorica senza 
contenuto spirituale, meccanica di gesti, che talvolta conduce 
al goffo, come nella pia donna in atto di stringere la testa della 
Vergine. Raffaellino del Colle ha qui forse veduto gli esempi 
di Daniele da Volterra, della cui arte però nulla intende; e in- 
gigantisce le figure, specialmente la macchinosa comparsa di 
Giovanni nell’angolo sinistro del quadro, e la pia donna che 
porge il sudario come per aiutare nella discesa il corpo di Cristo. 
Questa figura, nei lustri metallici della chioma e del volto, 
ha qualche riflesso delle immagini muliebri di Daniele da Vol- 
terra, ma a furia di lisciare, di levigare, di lucidare, il pittore 
quasi arriva a farne un simulacro vasariano. IL’accostamento ai 
Fiorentini, che nell’Assunta si rivela anche in qualche tipo tratto 
da Fra’ Bartolommeo, nell’Annunciazione del Museo d’Arezzo 
(fig. 345) appare più chiaramente traverso effetti derivati dal- 
l’arte del Rosso. L’esempio di questo pittore che lavorò accanto 
a lui conduce Raffaellino a studiare corruschi lampeggiamenti 
di chiari sulle ombre fumose, che s’addensano intorno a Dio 
e agli angioli, e ad accentuare effetti di moto nel manto venti- 
lato e nella barba dell’Eterno, spuma portata via dal vento, 
mentre le esterne eleganze del manierista si riflettono nel lam- 
biccato costume dell’arcangiolo, tutto frastagli sbuffi e ali di velo.
	        
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