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li vuol far parlare a gesti; e questi s’intralciano, si confondono,
perdon valore in quel moltiplicarsi simultaneo. Nell’Assunta
cerca una preziosità di gesto, che non era nell’Annunciazione,
e in tutto, negli atteggiamenti lambiccati, a contrapposto, dei
due angioli laterali, nelle pieghe meticolose e meccaniche, nella
ricerca di vezzi, il quadro dimostra, in confronto a quello del-
l'Annunciazione, il passaggio decisivo dallo stile dei diretti raf-
faelleschi alla pittura di maniera.
Le forme s’ingrandiscono nella Deposizione di Città di Ca-
stello (fig. 344), composta sopra uno schema michelangiolesco;
ma il minuto linearismo delle pieghe, che si ripetono monotone,
calligrafiche, è ancor lo stesso da noi veduto nell’Assunta. An-
che qui il pittore si affanna a far parlare le figure, a trovare la
mimica che esprima la pietà, ma è tutta vuota retorica senza
contenuto spirituale, meccanica di gesti, che talvolta conduce
al goffo, come nella pia donna in atto di stringere la testa della
Vergine. Raffaellino del Colle ha qui forse veduto gli esempi
di Daniele da Volterra, della cui arte però nulla intende; e in-
gigantisce le figure, specialmente la macchinosa comparsa di
Giovanni nell’angolo sinistro del quadro, e la pia donna che
porge il sudario come per aiutare nella discesa il corpo di Cristo.
Questa figura, nei lustri metallici della chioma e del volto,
ha qualche riflesso delle immagini muliebri di Daniele da Vol-
terra, ma a furia di lisciare, di levigare, di lucidare, il pittore
quasi arriva a farne un simulacro vasariano. IL’accostamento ai
Fiorentini, che nell’Assunta si rivela anche in qualche tipo tratto
da Fra’ Bartolommeo, nell’Annunciazione del Museo d’Arezzo
(fig. 345) appare più chiaramente traverso effetti derivati dal-
l’arte del Rosso. L’esempio di questo pittore che lavorò accanto
a lui conduce Raffaellino a studiare corruschi lampeggiamenti
di chiari sulle ombre fumose, che s’addensano intorno a Dio
e agli angioli, e ad accentuare effetti di moto nel manto venti-
lato e nella barba dell’Eterno, spuma portata via dal vento,
mentre le esterne eleganze del manierista si riflettono nel lam-
biccato costume dell’arcangiolo, tutto frastagli sbuffi e ali di velo.