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Scolaro di Raffaellino del Colle, il Gherardi, nella decorazione
alla volta della scala di Palazzo Vitelli in Città di Castello, si
mostra ancora così schietto erede della tradizione umbra da la-
sciar scorgere appena, nella plastica tornitura de’ nudi femminili,
un avvicinamento alla scuola di Raffaello. I fregi, che formano ri-
quadri sulla volta (fig. 348), son tenui, metallici, così da sembrare
talora lavorati all’agemina, e più che le grottesche delle logge
richiamano gli ornati del Pinturicchio; le forme delle figure al-
legoriche, chiuse entro spazî circoscritti dagli ornati, son mo-
dellate a tutto tondo, con un senso del tornito, una semplicità
schematica, una rigidezza e quasi durezza di contorni che dà
loro, al confronto con i nudi della scuola romana, un effetto ar-
caistico non privo d’eleganza, e tutto proprio al Doceno, ben
superiore, in questo suo esordio, al maestro Raffaellino del Colle.
La figura più vicina ai moduli raffaelleschi per la morbida fles-
sibilità del torso, è una Leda entro ovato (fig. 349). A tutte
le altre, il pittore, fedele ai caratteri della sua terra, dà un tipo
di grazia femminea indipendente da quelli del Sanzio: come
un bronzetto antico sorge la Suonatrice di tuba (fig. 350) nell’ac-
conciatura bizzarra di giovine moresca, mentre la Suonatrice
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