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Francesco Maria della Rovere. La Duchessa scriveva il 10 mag-
gio 1530 all’oratore Leonardi di desiderare che certe stanze del-
l’Imperiale fossero condotte a termine dallo stesso maestro che
aveva dato principio a decorarle, cioè Francesco da Forlì e
l’oratore, allora a Venezia, si occupava a liberar quest’artista
dagli impegni assunti con i patrizi Badoér e Zeno. È a ricordo
dell’intervento della duchessa nelle pitture delle stanze restano
in una di esse le iniziali F M (Francesco Maria), L E (Leonora) 1.
Nell’architettura illusionistica si vuol, a ragione, vedere il
divisamento del Genga, cui si deve nel soffitto del salone l’af-
fresco del Giuramento di Fedeltà; mentre nelle altre sale domina
+ Il THonegE (op. cit.) vede nella decorazione principalmente i Dossi; nella stanza dei
Semibusti, un pittore che non riesce a precisare, uno che lavorava « forse » su disegno del
Genga; nei pennacchi della volta della stessa stanza, figure mitologiche eseguite dal Bron-
zino e da altri su suoi cartoni; nella sala del Giuramento, nella finta architettura e nei ri-
quadri di soggetto storico, la mano del Genga costruttore del palazzo; nei paesaggi delle
pareti del salone, « forse » Camillo Mantovano. È conchiude che resta solo ignota la parte
del Menzocchi. Il PATZAK (op. cit.) invece così riparte l’operosità dei varî artisti: a Camillo
Mantovano toglie paesi della Sala del Giuramento, appartenenti in generale al restauratore
moderno; assegna al Menzocchi i putti nella stessa sala reggenti cortine; al Genga i putti
sulla balaustra e la balaustra stessa in quella sala; il soffitto di essa al Menzocchi; le Ca-
riatidi, i paesaggi, gli Eroti ai Dossi, gli archi di foglie a Camillo Mantovano; l’ Incoronazione
di Carlo V a Bologna, nel soffitto della Camera dei Semibusti, a Raffaellino del Colle su di-
segno del Genga; nelle pareti della medesima camera, paesaggi di maniera dossesca; nei
pennacchi, figure mitologiche dipinte, su disegni del Bronzino, da un pittore proveniente
dalla Scuola Romana, cioè da Raffaellino del Colle, meno un Cupido, appartenente al Bron-
zino stesso, e meno la Pittura condotta, su cartone del Bronzino, dal Genga; nei triangoli
sopra i Semibusti, grotteschi pure di Raffaellino ; nel gabinetto, la più piccola delle stanze
dell’Imperiale, il soffitto dato dal THopE a Dosso Dossi, è, secondo il Patzax, del Genga,
la decorazione del soffitto a grottesche e la finta architettura con cariatidi, di Raffaellino
del Colle, i trofei d’armi forse di Francesco Menzocchi. Nella Camera degli Amorini, la de-
corazione non sarebbe del Dosso, a cui pensa il THODE, ma di Raffaellino del Colle su dise-
gno del Genga, autore del progetto di tutta la illusionistica architettura, tanto di questa ca-
mera, quanto dell’altra delle Forze d'Ercole. Anche in questa, Raffaellino del Colle avrebbe
collaborato con il Genga nell’istoria del soffitto, nei finti arazzi, nei finti bassorilievi dello zoc-
colo, mentre i paesaggi delle pareti sarebbero, « come idea, vicini a Battista Dossi», ma
sono stati molto restaurati modernamente. Nellà sala Grande, il divisatore dell’architettura
illusionistica sarebbe il Genga, il pittore dei paesaggi, quali saranno stati «in origine »,
Battista Dossi, l’altro dei chiaroscuri con divinità fluviali e atleti, e figure allegoriche
della Pacere della Vittoria, Francesco Menzocchi. Infine nella sala della Calunnia la pro-
spettiva illusionistica apparterrebbe a Girolamo Genga, la figurazione allegorica al Men-
zocchi, l’Apoteosi di Francesco Maria pure al Menzocchi, la Calunnia a Raffaellino del
Colle, « che forse però ne aveva avuta l’idea dal Genga », le due personificazioni ai lati della
Calunnia apparterrebbero, l’una, la Verità, a Raffaellino del Colle, il Rimorso alla scuola del
Genga, e quindi al Menzocchi ». La cappa del camino tra le due finestre della sala ha un
chiaroscuro con l’Artemide di Efeso, sulle finte porte altri chiaroscuri (Diana cacciatrice,
Venere e Amore alato, Flora con il corno dell’ Abbondanza, Arianna, Regina seduta che inco-
rona una donna inginocchiata), tutti di Raffaellino del Colle.
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