Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

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scompariranno più tardi dall’arte del Santafede. Si sente lo sforzo 
di trovare atteggiamenti graziosi nel gioco delle dita, nel piegar 
delle teste. 
Ai Gerolamini, sull’altare a sinistra della crociera, il Santafede, 
nell’Annuncio ai pastori, par confondersi con i manieristi raffael- 
leschi, è non sfoggia la qualità metallica dei suei squillanti colori. 
È molto guasto, e appena nella figura seduta di un pastore in 
veste gialloro e manto di un rosso denso, lascia scorgere qualità 
di robusto coloritore. Par che in quelle vesti compatte e nelle 
altre del pastore in bianco plumbeo, a riscontro, sia qualche 
riflesso bassanesco. Ma nella gloria d’angeli su fondo di luce in- 
focata: può rintracciarsi, se pure l’oscurità del dipinto lo per- 
metta, qualche ricordo tizianesco. 
Meglio si distingue ai Gerolamini la Sacra Famiglia (fig. 439) 
nel secondo altare a sinistra: Giuseppe conduce il Bambino a 
Maria, benedetta dall’Eterno che sta sulle nubi, in una ghir- 
landa d’angeli. È qui si riconosce un raffaellismo alla Sabatini, 
con allungamento di volti, schemi di forma ovoidale, sfumato 
coloristico. Vi è una certa originalità nella concezione della scena, 
fermezza e precisione di modellati. 
Nella sagrestia dei Gerolamini, nella Vergine che lava il Bambino 
(fig. 440), il Santafede, pure ispirandosi a composizioni di Raf- 
faello, si allontana dal prototipo per la compattezza presecentesca 
del colore e la serrata costruzione plastica. La luce, che schiara 
i colori e stacca nettamente le immagini dal fondo, diviene ele- 
mento fondamentale nella costruzione del gruppo, composto con 
un senso di densità corporea, nello spessore delle stoffe sgranate 
e delle carni compatte, affine a quello del Seicento carraccesco. 
Ma soprattutto nella Vocazione dei figli di Zebedeo (fig. 441), 
anch’essa appartenente ai Gerolamini, la funzione della luce che 
abbaglia a sprazzi le immagini e le fa emergere d'improvviso dal- 
l’ombra, ci trasporta alle soglie del Seicento. 
Non così volto alle nuove ricerche pittoriche appare il Santa- 
fede nell’Adorazione de’ Magi dipinta per il soffitto del Duomo 
(fig. 442), ove richiama ancora le forme raffaellesche, fra qualche
	        
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