appartengono
tività si svolge
soltanto nei di-
ne di Andrea,
può vedersi LA TRADIZIONE DI RAFFAELLO.
na, nel gruppo |
- ATTORNO GIULIO ROMANO A MANTOVA
:avola da dipingere.
OSENTINO, in Arch. BIBLIOGRAFIA - CATALOGO DELLE OPERE: Collaboratori di Giulio Romano
ssegna d’ Arte, 1913; nel Castello e nel palazzo del T: Rinaldo Mantovano, Anselmo Degani, Lo-
1 d'Arte, 1909. renzo Costa il Giovane, Teodoro Ghisi, il Primaticcio, che diffuse in Francia
. 265-266; DE MoRr- la civiltà pittorica italiana. Sua opera a Fontainebleau. Notizie della sua atti-
18. 304; FRANCESCO vità in Francia.
X, 1882, pag. 173;
+ pag: 386.
Quando Giulio Pippi trasportò le forme romane a Man-
tova, fu un accorrere dall’Emilia e dal Veneto alla fonte nuova,
e, come al tempo del Mantegna, tornò la reggia dei Gonzaga
centro d’arte pittorica. Le forme di Raffaello, intorbidate in
quelle di Giulio, si trasmisero sempre più prive di forza nei se-
guaci del pittore ufficiale dei Gonzaga, che aveva temprate al
fuoco le sue immagini. Gli scolari, non sorretti come Giulio Romano
dall’esempio vivo di Raffaello, caddero nell’esagerazione, s’ac-
crebbero di peso, e talvolta si stamparono su classici manichini.
In Mantova si contrapponeva all’arte di Giulio quella del Cor-
reggio, che aveva lasciato a Federico Gonzaga gli Amori di Giove
per Carlo V; e al Correggio, genio dell’arte emiliana, si rivolsero
i collaboratori stessi di Giulio, come Lorenzo Costa il giovane,
che nella sala dei Falconi in Castello, come nella Galleria dei
Mori, figurò putti correggeschi tra riquadrature e grottesche
giuliane.
Arduo è seguire di sala in sala nel Castello e nel palazzo del 7
l’opera dei collaboratori di Giulio Romano, tanti sono i rifaci-
menti e i restauri, che talora ricoprirono gli intonachi primitivi.
Così, nella Galleria degli Specchi al Castello di Mantova, la de-
corazione dei grandi riquadri della volta, condotta da Rinaldo
Mantovano sui cartoni del Pippi, non è più riconoscibile. $i ri-
IV
5