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figli di Agostino, da cui ricevettero la prima educazione artistica.
Ma scarsi sono i riflessi della maniera di Perino nella Deposi-
zione dipinta da Lazzaro per la chiesa dell’Annunziata di Portoria,
durante il 1577 (fig. 486), ove si scorge con ben maggior chiarezza
la fatica di adattar il taglio delle forme all’imperante moda cam-
O Pa biasesca. Può notarsi in quest’opera qualche accenno all’imita-
i zione di schemi michelangioleschi, una ricerca d’effetto grandioso,
cui non rispondon le forme ampie, ma lisce, chiuse da stoffe levi-
gate, come a forza di pialla, in legno lucido e fine. È un miche-
langiolismo ristretto, addolcito, interizzito. Riflessi di forme raf-
faellesche sono invece le pitture decorative dei Calvi in Palazzo
Pallavicini (fig. 487), ove fiorisce elegante la grottesca fra meda-
glioni e cammei ispirati alle Logge vaticane e alla Farnesina,
mentre nei riquadri maggiori s’affollano figure parate alla classica.
Scolaro di suo padre Antonio fu, al pari del minore fratello
Andrea, Ottavio Semino!, che poi andò a studiare a Roma.
Come la maggior parte dei manieristi genovesi, egli porta nelle
sue opere il riflesso della maniera di Perin del Vaga, ma senza
perdere il suo personale gusto di coloritore fine e delicato. Nel-
l’Annimziata della chiesa di Santa Caterina a Genova (fig. 488),
pur traendo ispirazione dal raffaellismo illeggiadrito e artificioso
di Perin del Vaga e ritagliando figure in cartone, dà una curiosa
impronta lottesca alla grazia esitante e tremula del gesto di
tro fratelli solamente Marc’Antonio », dice il SOPRANI « arrivò a dipingere con qualche me-
diocrità di perizia ». Decorò palazzo Spinola di pitture, adoperando in esse un colorito vi-
vace ed allegro, quale ancora si vede negli affreschi condotti secondo la maniera di Perin
del Vaga, sebbene guasti da puliture e ridipinture.
1 Nacque a Genova nel 1520, dal pittore Antonio Semino. Il SOPRANI lo descrive violento
e dissoluto. Fu amico, sin dalla giovinezza, di Luca Cambiaso, « e con esso aperse un’Acca-
- demia nella quale con tutto il fervore esercitavasi in disegnare da naturale ». Collaborò
spesso col fratello. Passò gli ultimi anni della sua vita a Milano, dove morì nel 1604.
Catalogo delle opere secondo le fonti:
i Genova, Case di Francesco Morchio e di Vincenzo Ricci: Affreschi.
ella loggia. — Chiesa di Santa Maria dei $ervi: Annunciazione (sportelli d’organo).
— Palazzo Doria, poi Invrea, palazzo Lercari, palazzo Pallavicini, palazzo Spinola: Af-
freschi.
Milano, Chiesa di $ant’Angelo: Affreschi, in due cappelle.
— Chiesa di San Marco: Affreschi.
— Oratorio di Santa Marta: S. Agostino, La Vergine, S. Giov. e Angeli.
— Certosa di Pavia: L’Ultima Cena, nel Refettorio.
VENTURI, Storia dell’ Arte Italiana, IX, 5.