Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

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due donne stendono i pannilini: le muraglie del fondo s’annic- 
chiano e si ripiegano in due vani rischiarati da un occhio e da 
una finestra; e su quel fondo di muraglie massicce si stende il 
largo festone delle figure, chiaroscurate con forza e vivacemente 
atteggiate. Dominano nella scena note di un sano e semplice 
realismo, che stonano con qualche particolare lezioso, come il 
costume popolaresco della balia che tien la neonata stona con 
l’ingenuo classicismo di quello della donna in ginocchio davanti 
al camino; e in tutto si scorge lo studio attento dell’esordiente, 
non ancora trascinato sugli sdrucciolevoli pendii della pittura 
di pratica. Par quasi un ricordo quattrocentesco urbinate quel- 
l’ampollina di vetro limpido che s’imperla, sopra un tavolo, alla 
luce cadente dall’alto. 
Non così nella scena del Transito, ove sembra che Taddeo, 
ancor imbevuto delle massime di un raffaellismo alla Perin del 
Vaga, spieghi i caratteri della sua peggior maniera nelle figure 
di cartapesta drappeggiate secondo le regole di un classicismo 
da burla, avvolte in panni cincischiati e discinti, che a tratti si 
placcan sul nudo, atteggiate a una mimica puerilmente en- 
fatica e melodrammatica. 
Si riconosce il maestro della Natività nella chiesa di Santa 
Sabina a Roma, nelle figure tonde della Vestizione di San Gia- 
cinto (fig. 502), composta con una semplicità anche più elemen- 
tare, con uno studio di riscontri meccanico e paziente, dove 
ritroviamo, vuota del suo significato di calma mistica, la simme- 
tria rigorosa degli Umbri. Con ingenuità veramente fanciulle- 
sca, il pittore ha raccolta la scena della Vestizione in una zona 
di figure allineate in rassegna; tre altre scene, entro arazzetti, 
ornan la sala ove la Vestizione si svolge. Ne risulta l’opera di un 
quattrocentista in ritardo, impacciato nella mimica, infantile 
nella ricerca di qualche motivo che animi la fredda rappresenta- 
zione: il fanciullo prostrato a terra, i cappelli piumati che ruz- 
zolano sul pavimento. Par di riconoscere lo spirito limitato e 
bonario del Marchigiano nelle figure tonde, mansuete, tarde di 
gesti.
	        
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