AI
dicata al Conte Marco Trissino ! e una replica di mano del pit-
‘ criniere tore nella quadreria dei Gerolamini a Napoli (fig. 519), ci con-
: qualche sentono di ricostruirne le parti scrostate. Un’eco dell’impressione,
{ quadro che su Federico, giovane ancora, devono aver fatto, nel Veneto,
olazzi di gli affreschi del Veronese e della sua scuola, si sente nella trama
omposto, compositiva, specialmente nell’apparato scenografico d’archi e di
orta che muraglie in rovina, sgranato e leggiero sul cielo giallo e cilestre.
lella sala Ciuffi d’erba tremano sulle antiche rovine, con grazia vaporosa
di Fran- ignota al mondo romano; e in lontananza le macchiette scolo-
ffetto di- rano, certo per emular quelle del Veronese, senza poterne rive-
leo della stire il tessuto di luce brillante. Un baldacchino di velluto rosso
volgari; ricade dall’alto dietro il gruppo della Vergine e degli Angeli;
di quello e da quel fondo cupo staccano due angioletti che sono la più
vasariane evidente prova d’influsso veronesiano sul giovane artista abba-
iste Così gliato da un nuovo mondo d’arte. Non è senza stupore che noi
1 rappre- assistiamo al lavoro intelligente e paziente del discepolo di Taddeo
ropria al Zuccari per trasformare il compatto e sordo colore delle pitture
v appena ad olio di questo maestro in una grana rarefatta, morbida, e
i palazzi quasi atomica, che gli consenta, per altre vie, di simulare in
st’opera, qualche modo i meravigliosi passaggi da luce a ombra abba-
distingue gliata propri di Paolo Veronese. Uno dei putti, appiattita ran-
‘a, di cui nocchietta, passa in un fluido d’ombra come in una corrente
, egli ha, subacquea; ed entrambi son modellati in un velo di colore biondo
e mostra e fioco, qua e 1à tocco di roseo. L’intonazione dominante nel
li quadri quadro è bionda, gialletta: par si rispecchi dalle nuvole, che inva-
lla Villa dono lo smorto cilestre, la gamma dei gialli, graduata dall’acidulo
giallo verdino della veste di un angelo al giallo oro del manto
che avvolge il vecchio re genuflesso. Le altre tinte non stridono
con questa fondamentale, come più tardi nell’arte di Federico;
ja quella anzi, per fonderle, egli le tiene basse; evita ogni grido, pur
Ga dea ricordando, nel rosso manto del re moro, scolorito da luce, e
zia’, fir- nel verde aurato della veste del vecchio re, note di colore bas-
pinta ad sanesco. Ed è curioso vedere come, specialmente nella figura del
impa de-
1 V. GIULIO CANTALAMESSA, in Rassegna d'Arte, 1902, p. 51.