Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

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moro, il manierista romano si studii d’imitare la pennellata 
brillante e fluida dei Veneti; e in quello sforzo la figura perda ogni 
saldezza, disfacendosi: le pieghe vadan liquefacendosi, l’atteg- 
giamento divenga molle, flaccido, sotto l’azione del soffice e fluido 
colore. Nello scenario veneto, in cui peisino riappaiono, in angolo a 
destra, i lastroni marmorei cari a Jacopo Bassano, i personaggi 
si dispongono lungo le due linee a V frequenti nell’arte verone- 
siana; ma nel disporle Federico Zuccari mostra di non aver la 
minima idea del valore cromatico delle costruzioni sfaccettate 
di Paolo, e delle conseguenti rifrazioni di colore: egli rimane il 
manierista romano che mira a un’eleganza di pose compassata 
e frigida. La sensibilità del giovane, non ancora qui soffocata 
dalle aride formule, si riflette nella grazia decorativa che viene 
al quadro da una distribuzione di figure sparsa e leggiera, cul- 
minante nel nodo serico della Vergine e degli angeli. Il bimbo, 
minuscolo gingillo, dà l’ultimo tocco a questo singolare esempio 
manieristico di eleganza languente e preziosa. Anche il colore, 
nelle sue note basse e fioche, ci presenta in questo esordio di 
Federico Zuccari un’opera studiata, fredda, ma gentile, aliena 
da pretensioni spirituali e formali, e come timida in quel tenta- 
tivo incerto e commovente di conciliare il mondo d’arte da cui 
è uscita e il nuovo raggiante in Venezia. 
Appunto questo diretto sebben pallido riflesso veneto nell’opera 
dell’eclettico collaboratore e continuatore di Taddeo. Zuccari 
ci guida a distinguere la parte di Federico nel vasto lavoro della 
decorazione di Palazzo Farnese a Caprarola. Vi è, nella cap- 
pella del Palazzo, un San Giovanni Battista (fig. 520), che rivela, 
anche per il fondo di paese con quinte d’alberi dal fogliame rado 
e tenero, reso a falde di colore larghe e leggiere, un evidente ri- 
cordo di pitture veronesiane, da cui lo Zuccari ha tratto alla 
svelta, con facilità superficiale e spensierata, il generale effetto 
decorativo, e qualche esterna apparenza di scioltezza pittorica. 
Con uguale trasandata facilità son dipinte le altre figure di Santi, 
la cui posa tronfia e il panneggio disposto alla romana, con vol- 
garità meccanica pari alla pretensione, dimostrano come Federico
	        
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