Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

ine 370 pers 
licatezza di gusto, che l’avevano condotto nell’Epifania a imi- 
tare con mezzi propri, e nei limiti delle proprie possibilità, motivi 
veronesiani, lo Zuccari, nella cappella del palazzo di Caprarola 
e nella sala di Giove, ci appare in tutta la povertà pretensiosa 
della sua maniera di decadente. In altre stanze echeggiano i 
ricordi del viaggio a Venezia: così ad esempio in quella del Giu- 
dizio, ove le secche figurette alla Perin del Vaga, qua e là impron- 
tate ad atteggiamenti e tipi delle Stanze di Raffaello, ci appaiono 
in un teatro palladiano goffamente ricostruito 1, e nella sala dei 
Sogni, ove il paese dell’ovato col Sogno di Giacobbe, condotto a 
tratti di pennello facili e fluidi, ancor lascia intravvedere uno 
strascico d’influenze veronesiane. Esso è sfondo delicato e labile 
alla scala, da cui scendono gli angeli, in un piacevole effetto or- 
namentale di carni rosate e di bianchi svolazzi sul chiaror del 
cielo. È i ricordi veneti impressionavano ancora il Marchigiano 
quando dipingeva il gruppo di Mercurio e Atena (fig. 522), a 
colpi larghi e arditi di pennello, con disinvolta bravura. 
Si riconosce infine l’opera di Federico negli affreschi della 
sala dei Filosofi, con figure allungate e assottigliate, ultimi certo 
nella serie delle sue pitture decorative in palazzo Farnese, e 
perciò esempio tipico di maniera zuccheresca, superficiale e am- 
pollosa. Eppure anche qui, nel modellato a sfaldature di qualche 
figuretta, è un’ultima traccia di sensibilità pittorica. 
Intanto, Federico attendeva ad altre opere. Lo vediamo, 
nella Sala Regia, dipingere, sulla parete ove s’apre la porta 
della Cappella Paolina, a riscontro della Battaglia di Tunisi, 
eseguita da Taddeo, la Storia di Gregorio VII che toglie la scomu- 
mca ad Enrico IV (fig. 523), affollata composizione su linea 
obliqua, con figure enormi e imbambolate, a fior di superficie, 
tra cui sono ritratti notevoli, soprattutto quello del soldatone 
con mano sul fianco, evidente e curiosa reminiscenza dei guer- 
1 Nel 1564, anno in cui dipinse l’4 dorazione de’ Magi in $. Francesco della Vigne, Fe- 
derigo passò il Carnevale a Venezia col Palladio, prendendo parte all’apparato per la Com- 
pagnia della Calza. Andò poi, col grande architetto, a Cividale dei Friuli, e in seguito a Ve- 
rona, e « in altre città di Lombardia ». 
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