Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

accostar gli effetti della pittura” veneta: le masse brillanti del 
Veronese si appiattiscono, si dilatano in superfici di carte colo- 
rate. Lo Zuccari non sa porsi di fronte al problema cromatico 
con l'intelligenza di qualche manierista di personalità più co- 
sciente e spiccata, come ad esempio il marchigiano Pasquale 
Cati, che trae effetti di luce e di colore proprio dai movimenti 
articolati delle masse michelangiolesche. Egli non sente il colore, 
come non sente la forma, che divien flaccida nella figura dell’im- 
peratore, e solo di rado, ad esempio nel soldatone d’origine ve- 
ronesiana e nel frate sorretto da una gran cappa grigia a pieghe 
prismatiche, dà prova di qualche architettonica saldezza. 
Nelle pale dipinte ad olio, il colore di Federico Zuccari, si fa 
denso e pastoso, qualche volta accostandosi al venezianismo car- 
raccesco; esempio la testa morbidamente dipinta del Cireneo 
nella pala della cappella Olgiati nella chiesa di Santa Prassede 
a Roma; ma anche qui, nelle altre figure, le superfici diventano 
levigate, lustre, oleografiche, i colori opachi, bassi, con qualche 
grido di tinta stonata. Lo Spasimo di Sicilia, derivato da una 
composizione di Raffaello, ha suggerito allo Zuccari la trama 
della scena (fig. 524); ma le immagini, staccate a tutto tondo 
da una base di roccia scura, soffocano lo spazio; e tutto divien 
turgido, pesante, oscuro, là dov’era chiarezza e armonia. Tipico 
esempio d’arte manieristica è questo quadro zeppo di figure, 
dove si sente, non la fantasia dell’artista, non l’intelligenza che 
affronta direttamente i problemi di colore, di linea, di forma, ma 
un’abilità mediocre e arida, una facilità di mestiere, che gira in- 
torno alle difficoltà, in tutto appagandosi delle più superficiali 
apparenze. Si vuol rendere un tipo realistico di contadino? Ecco 
pronti un camiciotto di tela e un cappellaccio. O la pietà della 
Veronica? Ecco, sopra un volto di stucco, due lagrime di stucco, 
rapprese. È la consueta figura di villano, motivo del più ug- 
gioso realismo di convenzione, ripetuto sino alla monotonia 
nelle sale di Caprarola, appare in primo piano accanto all’af- 
filato volto del Cristo, di un lacrimoso sentimentalismo alla 
Carlino Dolci.
	        
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