accostar gli effetti della pittura” veneta: le masse brillanti del
Veronese si appiattiscono, si dilatano in superfici di carte colo-
rate. Lo Zuccari non sa porsi di fronte al problema cromatico
con l'intelligenza di qualche manierista di personalità più co-
sciente e spiccata, come ad esempio il marchigiano Pasquale
Cati, che trae effetti di luce e di colore proprio dai movimenti
articolati delle masse michelangiolesche. Egli non sente il colore,
come non sente la forma, che divien flaccida nella figura dell’im-
peratore, e solo di rado, ad esempio nel soldatone d’origine ve-
ronesiana e nel frate sorretto da una gran cappa grigia a pieghe
prismatiche, dà prova di qualche architettonica saldezza.
Nelle pale dipinte ad olio, il colore di Federico Zuccari, si fa
denso e pastoso, qualche volta accostandosi al venezianismo car-
raccesco; esempio la testa morbidamente dipinta del Cireneo
nella pala della cappella Olgiati nella chiesa di Santa Prassede
a Roma; ma anche qui, nelle altre figure, le superfici diventano
levigate, lustre, oleografiche, i colori opachi, bassi, con qualche
grido di tinta stonata. Lo Spasimo di Sicilia, derivato da una
composizione di Raffaello, ha suggerito allo Zuccari la trama
della scena (fig. 524); ma le immagini, staccate a tutto tondo
da una base di roccia scura, soffocano lo spazio; e tutto divien
turgido, pesante, oscuro, là dov’era chiarezza e armonia. Tipico
esempio d’arte manieristica è questo quadro zeppo di figure,
dove si sente, non la fantasia dell’artista, non l’intelligenza che
affronta direttamente i problemi di colore, di linea, di forma, ma
un’abilità mediocre e arida, una facilità di mestiere, che gira in-
torno alle difficoltà, in tutto appagandosi delle più superficiali
apparenze. Si vuol rendere un tipo realistico di contadino? Ecco
pronti un camiciotto di tela e un cappellaccio. O la pietà della
Veronica? Ecco, sopra un volto di stucco, due lagrime di stucco,
rapprese. È la consueta figura di villano, motivo del più ug-
gioso realismo di convenzione, ripetuto sino alla monotonia
nelle sale di Caprarola, appare in primo piano accanto all’af-
filato volto del Cristo, di un lacrimoso sentimentalismo alla
Carlino Dolci.