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tutta l’opera di Federico per giustezza di modellato e per un
senso di realtà immediata e viva, le figure ai lati e le opache
macchiette del fondo escono dalla più logora stampa manieri-
stica. È mentre la testa dell’uomo inginocchiato in primo piano
è plasmata in pasta di colore venezianamente tenera, e un tenta-
tivo di luminismo tintorettesco è chiaro in quella cuffietta mu-
liebre accanto, che, dipinta a tocchi brillanti, si stacca dal man-
tello bruno di un gentiluomo in piedi come lucente medaglia dal
fondo di scuro velluto, nel resto della scena il colore torna ad
assottigliarsi cartaceo e a stendersi in levigate superfici; e lon-
tano sulla riva le macchiette, che il Marchigiano trapiantato a
Venezia vorrebbe venetamente far brillare al sole, rimangono
di gesso opaco. Le facciate di San Marco e di Palazzo Ducale,
eseguite con meccanica diligenza di dettagli, fuor d’atmosfera,
il baldacchino di cartone, gli sbuffi e i nastri delle guardie e i
pennacchi multicolori, completano l’apparato scenico del quadro,
che dovette apparire assurdamente spaesato tra le pitture di
stampo veronesiano-tintorettesco, prodigate dai manieristi ve-
neti alla grande sala del palazzo ove il Veronese e il ‘Tintoretto
trionfano in uno splendore di luce magica e di gemmei colori.
Inutile seguir lo Zuccari nelle altre sue opere, negli affreschi
di Santa Maria del Fiore, dove col Vasari distrusse all’interno
l’aereo incanto della cupola del Brunellesco (fig. 527), nel qua-
dro di Brera, raffigurante Gesù al Limbo (fig. 528), ove, tra
sospirosi languori di teste, egli studia invano l’effetto di un lume
raggiante nell’ombra; nell’Adorazione de’ Magi della Cattedrale
di Lucca (fig. 529), che ci dimostra come ancora nel 1594 il manie-
rista tenti di trascinarsi sulle orme luminose dei Veneti, illumi
nando nell’ombra del volto l’occhio perlaceo del moro, e a sprazzi
le vesti materialmente adorne, e facendo passare i consueti an-
gioletti a volo in un’atmosfera fumida e corrusca, che è un cu-
rioso e puerile compromesso fra colore veneto e chiaroscuro ro-
mano. In queste figurine e nel re Moro, il colore prende alquanto
di morbidezza, mentre accanto stridono i gialli compatti e opa-
chi dei manti degli altri due re, uno dei quali, in ginocchio, lascia