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tore in quest’opera che par lo sviluppo cinquecentesco dei tragici
notturni del Montagna e del Marescalco. Strette le mani, strette
le labbra a comprimer la violenza dello strazio, fissi gli occhi
al cielo, che la luna su in alto inargenta come ostia di pace, s’in-
nalza la Vergine dalla terra sconvolta, monumento eterno del
dolore e della fede.
La grandezza sintetica di questa pagina di dramma, dimi-
nuisce nella Deposizione di Leningrado (datata 1516) (fig. 18),
dove le figure, costrutte su schemi raffaelleschi e michelangio-
leschi, aumentan di numero, e l’aggruppamento appare voluto
nel suo architettonico insieme per soddisfare a una tendenza
accademica verso le pose fisse statuarie. La figura del Cristo è
la stessa che nella Pietà di Viterbo, e giace ancora al suolo, sopra
il sudario, qui più complesso nelle pieghe tese e sottili, disposte
in multipli strati; ma il busto, sollevato da terra, s’appoggia a
un rialzo, e la testa, di peso, si reclina sul petto. È sebbene rimanga
nella Vergine il tipo michelangiolesco della Pietà di Viterbo, le am-
pie forme sono ammollite dal languido contorno elittico della figura
abbandonata fra le braccia delle pie donne, e dalle pieghe della
tunica, che lo ripetono in eco monotona, con mormorio di vortice.
Le immagini attorno, costruite con saldo criterio architettonico,
forman come i pilastri della scala che traversa in diagonale il
quadro, in così serrata unità di mole da preludere quasi all’altra,
più diruta e rupestre, di Michelangelo da Caravaggio nella De-
posizione del Vaticano. Sui gradi di quella scala passa la luce,
scandendone il ritmo architettonico; e s’abbatte di peso sull’im-
magine di Maddalena, staccandola con preciso taglio plastico
dall’ombra attorniante, nella sua posa di superba immobilità
statuaria. È la luce, strumento, per Sebastiano, di solida costru-
zione, fa della dolente figura sostegno a tutto il gruppo tagliato
come nel vivo di una roccia. Ovunque, attorno al Cristo, la luce
squadra e stacca i volumi dall’ambiente oscuro: solo l’imma- Fim sù er
gine di Nicodemo, in una balenante ombra, e il suo braccio corso
da guizzi fiammei, uniscono la scala umana al paese butrra-
scoso, oppresso da un’atmosfera fosca, corso all’orizzonte dalla