Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 7)

frasa le composizioni del Baroccio e carica le tinte per emularne 
la tavolozza fiorita. 
Al ritorno da Roma probabilmente egli dipinse la Visitazione 
(fig. 551) sopra un altare del Duomo d’Urbino, con manichini 
barocceschi dinanzi a un pesante e pretensioso sfondo di edi- 
fici romani. Le movenze atrtificiose delle figure, che scivolano e 
beccheggiano come preparandosi alla danza, sono incomposta 
traduzione dei moti studiati del Baroccio; basti vedere come 
cadono a vuoto i gesti lambiccati delle braccia protese e delle mani 
intrecciate di Elisabetta e di Maria. È un’opera convenzionale, 
strascicata, calligrafica, nonostante lo studio di raggiungere un 
effetto pittorico mediante i contrasti d'ombra e luce in una fluida 
atmosfera. Anche lo studio evidente di fusione cromatica è d’un 
tratto sgradevolmente annullato dal grido del rosso e dell’az- 
zurro nelle vesti di Maria, e dal rosa di un fardello che manda 
riflessi sul volto in ombra di una servente: la fusione di tinte 
ottenuta nel resto del quadro non fa che render più acuta la 
stonatura di queste tinte isolate. 
La festività degli effetti di luce e delle linee strappate dal 
vento infonde una vivace nota decorativa alla pala d’altare del 
Viviani in San Ciriaco d’Ancona (fig. 552), soprattutto alla 
parte alta, ov’è il gruppo leggiadrissimo di Madonna e Bambino, 
mutevole di linee e di luci sul fondo piumoso di un doppio alone. 
L’instabilità di posa delle due figure dà origine a uno smagliante 
cartoccio barocco, tra gli scherzi del vento e della luce. Il guizzo 
del corpo di Gesù, aggrappato alla madre in posa quanto mai 
ardua e instabile, e lo sventolio festoso del velo di Maria, danno 
al gruppo la mobilità stessa del nimbo di raggi sfrangiato. Più 
leccate, più accarezzate, son le figure dei Santi, tirati a lucido 
con gusto oleografico, specialmente il San Giovannino, che par 
prepari la dolcigna femminilità dei Santi di Carlo Maratta. Come 
nella Visitazione d’Urbino, il Viviani, buon maestro della cerchia 
baroccesca, capace d’atteggiamenti artistici propri, non sa evi-
	        
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