A i Nella decorazione farnesiana, il Carracci aveva abbando-
| i nata l’arte sua per rifarsi sui marmi antichi; aveva fatto sacri-
- ficio delle sue ricerche pittoriche, degl’insegnamenti del cugino
Ludovico, della vivezza propria ai suoi pennelli. Quella deco-
- razione era fuori del mondo delle sue immagini, una ricostruzione
suggerita da Monsignor Agucchia con Ovidio alla mano, un’o-
] Fig. 675 — Roma, Palazzo Doria. Annibale Carracci: Endimione e Diana.
(Fot. Alinari).
È Cola» pera eseguita sopra una scala differente da quella usata a Bo-
gui di logna.
Verso la fine delle pitture nella Galleria di Palazzo Farnese,
Ari Annibale cerca respiro, componendo le lunette della cappella
0 alla Aldobrandini a San Carlo al Corso, staccate poi dal loro ambiente
: e trasportate nella Galleria Doria. Delle sei lunette, Annibale
eseguì, secondo il ‘Tietze, la Fuga in Egitto e la Deposizione,
» l’Albani, l’Assunta e la Visitazione; il Domenichino, la Natività
; e l’Adorazione de’ Magi. L'invenzione di tutte le lunette spetta
evidentemente ad Annibale, tanto si coordinano paesi e scene;
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