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valiere San Giorgio e ispirandosi agli esempi del Moroni per le
due mezze figure di committenti, che sono quanto di meglio è
nel quadro, specialmente il ritratto di dama, reso con attenta
osservazione dal vero, nella sua forte struttura e nell’appassi-
mento delle carni, delle labbra sottili e come rientranti. È una
curiosa opera, camuffata alla fiorentina non senza fatica: il mo-
dello toscano si vede anche in due dei tondi angiolotti che reg-
gono il baldacchino sul capo di Cristo.
Nel largo telone del Museo Civico di Padova raffigurante
Pio V, Filippo II e il doge Alvise Mocenigo, dipinto a ricordo
della battaglia di Lepanto, Dario fa della scena un cartellone
veronesiano di stampo accademico, aggruppando, non senza
certo effetto decorativo, trofei di figure sullo sfondo di clas-
sici loggiati; e tien bassi i colori, evita le ombre, che s’addensano
in un altro quadro del Museo Civico di Padova, la Crocefissione,
di stampo tintorettesco.
Il Tintoretto si ritrova nella Natività di Maria, dello stesso
Museo (fig. 91), tra gonfiori di sottane come aerostati in confronto
alle testoline minuscole. Si affatica Dario a far brillare i colori
nel gialloro della coperta e nell’argento dei lini, a incrostar grumi
d’oro sulle chiome rossicce. Non manca al quadro certa vivacità
cromatica, ma l’insieme è sgangherato. Campagnolo, chiassone, il
Varotari, privo della più elementare conoscenza prospettica,
innalza un camino barcollante a destra, sul gruppo delle donne
con la neonata, e a sinistra raccoglie come gran rotulo le serve
giganti in primo piano e Sant'Anna con le comari accanto al
letto. Una delle donne, girata a spira da tergo nel toglier l’a-
sciugamano da una cassapanca, si stampa su moduli michelan-
gioleschi, l’altra, china sul bacile preparato per il bagno, pat
soffiata entro una vescica translucida. La scena, con quel suo
curioso sovrapporsi di figure e di cose in un gonfio tortiglione,
non manca di certa vivezza, specialmente nel gruppo di donne
presso il focolare, tra cui la riuscitissima macchietta realistica
della vecchia seduta con la bimba in braccio.
Quel che sorprende è la mancanza quasi assoluta di affinità
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