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alla Parabola dell’Accademia è la composizione del Martirio
di Sant'Andrea nel soffitto della sagrestia della chiesa dedicata
al santo Apostolo in Bergamo. È questa tra le opere eccezionali
del Padovanino, soprattutto per il taglio ardito della scena.
Simile a quello della Parabola è il motivo degli angioletti tra
razzi giallini di luce e ombre lillacee di nuvole, e anche il tipo
della robusta popolana con un putto atletico; ma in questo
particolare, e nell’insieme della scena, nelle corazze azzurro
cupo dardeggiate di luce a colpi sprezzanti, nei velluti delle vesti,
nelle chiome di messidoro del putto massiccio, è una gagliardia
di colore lontana da quel quadro. Con il taglio spavaldo della
composizione, che presenta, in rapido scorcio di origine vero-
nesiana, terrazzo, croce, figure, il Padovanino infonde un effetto
decorativo imprevisto e smagliante a quest’opera animata da
salde -e potenti immagini, fra cui s'impone, per la sua forza
quasi aggressiva, quella del soldato che solleva la croce, col
profilo tagliente, spruzzato di sanguigno.
Vi è anche un quadro dove il Varotari si presenta tra gli
iniziatori del barocco veneziano, ed è quello di Betsabea al bagno
con un’ancella, a mezze figure, contro una siepe oscura, nella Pi-
nacoteca Civica di Padova (fig. 183). Gli alberi, a sprazzi di rug-
gine e d’oro fulvo, l’angolo di casa nel fondo come liquefatto dal
sole, traggon qualcosa di fantasmagorico dalla rapidità dell’im-
provvisazione pittorica. Betsabea, seduta, si volge a guardarsi
nello specchio, reggendo con una mano le chiome ancor disfatte,
come per studiarne l’acconciatura, con l’altra tenendo contro il
seno un asciugamano prezioso; e un’ancella, con la veste del
bianco opaco a sottili strie dorate, prediletta dal Padovanino, tien
fra le braccia un’anfora mentre gira verso lo spettatore il chiaro
volto. Robusta di modellato e dorata di colore, Betsabea appare
come un Jordaens italiano del primo Seicento, in quella solida
abbondanza delle carni che s’indorano al sole fra il bianco opaco
dei lini e il violaceo stinto di una veste di velluto. Le chiome
pesanti, massa di rame che sta per sfasciarsi sul capo dell’opu-
lenta figura, ripetono il tono ramigno della mirabile anfora ani-
FU