Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 7)

mata da libere colate d’oro; e lo ripetono gli orli degli alberi, 
Iata le carni accese dell’ancella con l’anfora. Il pittore si compiace, 
nali come soltanto si era veduto nei drappi magnifici della Danae 
è Cena. di Torino, a penetrare la sostanza pittorica delle cose, a rendere 
tti tra con sensualistica immediatezza la pesante sericità delle chiome, 
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quarto» Fig. 183 — Padova, Pinacoteca Civica. Padovanino: Betsabea. 
; fisfatte, (Fot. Alinari). 
LE la preziosità dell’ampollina e del vaso, il bianco rappreso dei 
fis lini, la morbidezza delle carni vere, che l’atteggiamento tortile 
Si di Betsabea mette in valore. Il tipo della donna, florido e ple- 
i beo, ha anch’esso qualcosa in comune col Seicento fiammingo. 
Di rado il Padovanino unisce come in questa forte pittura 
i la foga dell’effetto decorativo con la pienezza del volume, la cor- 
posità del colore, l’impeto e la bravura della pennellata, che si 
fa preziosa nei pochi tocchi di luce, nei rappresi grumi di bianco, 
' grigio e rosso sul vasetto dei profumi, brunito dall’ombra. 
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