in AGOSTINO GALEAZZI.
I: 1523 — Nascita in Brescia. Maffeo, suo padre, lo mise nello
el studio del Moretto.
| 1552 — Dipinse per il nobile Ludovico Luzzago il quadro, che
Pon: da San Pietro in Oliveto passò al palazzo vescovile, con la
Nell Madonna in irono, le Ss. Cecilia e Caterina, e tive ritratti di
toda divoti, cioè del ccon mittente, di sua mncglie e di un Linto.
Ma 1568 — Presenta la polizza d’estimo.
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Tra i pochi maestri di Brescia rimasti del tutto ligi agli in-
i segnamenti del Moretto fu Agostino Galeazzi, che pose la data
del 1552 a un quadro. nella chiesetta dell’Arcivescovado, con
la Madonna in trono abbracciata dal Bambino, in una cappella
rivestita di marmi pomellati. Il trono di Maria è in una nicchia
con catino a musaico; due Sante, Cecilia e Caterina, montan la
guardia ai lati del gruppo divino; un cagnetto arzillo si presenta
al sommo della scalinata; in primo piano, a mezza figura, i due
committenti stanno in ginocchio ai lati del figlioletto, seduto
sui gradi, a mani giunte, sotto l’occhio severo della madre. Tutto,
nell’opera, è plagio dal Moretto: il gruppo della Madonna col
Bambino, le Sante, il piccolo divoto, l’architettura del tempio
e i suoi rivestimenti di marmo, le stoffe di broccato e di raso,
meschine imitazioni del ricco guardaroba morettesco.
Ad eccezione del sontuoso velluto viola che orna il trono,
le note di Alessandro Buonvicino appaion falsate: il rosa delle
carni più vivo, torbidi i grigi, materiale la policromia dei marmi.
Santa Caterina con la spada è in posa retorica; e il putto ado-
rante porta uno smisurato testone sopra un corpo rattrappito,
con gambette di nano. Il cagnolino, dall’alto della scalinata,
lingua in fuori, par faccia sberleffi. Solo una nota realistica forte
e cruda rialza alquanto il basso livello della composizione, nel
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