Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 7)

entro schema rettangolare, ad esempio quelle dei due vegliardi 
a destra col libro squadernato sulle ginocchia, ripetano i canoni 
formali di Bernardino. Così nel fregio, nella Disputa di Gesù 
tra i Dottori, si riconoscono gli schemi allungati, le pieghe me- 
talliche, i lineamenti incisi dei Campi; e nel Battesimo, sullo 
sfondo di negre montagne, i due angioli che aiutano il Cristo a 
svestirsi riflettono il tipo veronesiano quale lo videro i maestri 
cremonesi, che da Paolo trassero motivi a prestito, esteriormente. 
Caduto nel più arido accademismo, Lattanzio Gambara evoca 
qua e là motivi di derivazione michelangiolesca o raffaellesca: 
dalla battaglia di Cascina il giovane che nel Battesimo si toglie 
i calzari; dall’Urbinate e da Giulio Romano, qualche particolare 
del tumultuoso affresco della Strage degli Innocenti (fig. 192), 
ove il modulo del Pordenone si riconosce facilmente nel gruppo 
al centro, nel dilatato contorno della donna di tipo raffaellesco, 
e nel carnefice, il cui poderoso corpo s’aggira, con i drappi fluidi, 
entro il contorno ovoidale prediletto dal maestro friulano. Ma 
i Campi hanno sempre il predominio sulle altre fonti dell’eclet- 
tico pittore nella decorazione di Parma, e dalle opere di Vincenzo 
par tratto il tipo di rivendugliola, che si vede, afforzato d’ombre, 
in due teste di donna, sul margine a destra. 
Nel duomo di Parma, regno dell’Allegri, nulla riflettono 
della grazia correggesca i putti tarchiati e legnosi, con occhi 
di smalto, le altre figure lustre e pesanti, il grosso stampo delle 
forme annerite dall’ombra. L’aria del Correggio manca; le nubi 
stesse diventan petrigne. 
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