Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 7)

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ingrandimento in cui si perde il carattere, la forza dell’aspro 
- maestro, col venir meno del suo arrovellato linearismo. 
- Il Cristo è steso sul sepolcro, in iscorcio, come nel quadro 
peggiore, volgarissimo, della Galleria di Brescia. Dalla generale 
| intonazione tetra escon solo la Giustizia in veste rossa dilavata 
- e manto giallo, la Carità in veste rosea e manto azzurro. Un ef- 
fetto scenografico è tentato con lo sfondo cupo e brullo di nuvole 
Man e di rocce. Di cenere e piombo il Bagnadore colora pietra, sudario, 
cadavere; e stampa alla maniera morettesca un arbusto sul cielo 
e chiaro. 
Il maestro che a Novellara aveva studiato le opere dell’Orsi 
o non si riconosce più nel telone del duomo vecchio, raffigurante 
il Trasporto dei Santi Faustino e Giovita (fig. 195). Qui il fosco 
sugli Bagnadore tenta farsi colorista, lavorando sulla trama del Mo- 
retto, da cui deriva la tonalità grigiobionda del quadro, tipi 
stesso e movenze: ad esempio il gentiluomo in veste di velluto rosso 
I cupo, che piega la testa nerochiomata sulla spalla. Nella ricerca 
di movimento si scorge la fatica dell’imitatore, come si sente 
Moretto che l’intenzione di dar accenti realistici alla scena non riesce 
fi di ad attuarsi per l’inabilità dell’artista, la sua pesantezza, il suo 
impaccio. Le figure, con duri contorni e superfici lucenti, sembran 
tagliate in grosso cartone; i particolari del carro, il deforme 
cagnolino, il nano camuso, le mummie dei santi, son descritti 
con diligenza meccanica. 
La stessa veduta di Brescia, che il pittore si studia di rendere 
amorosamente, attentamente, seguendo l’istinto paesistico dei 
i: Lombardi, non riesce ad animarsi di vita pittorica. 
, Reminiscenze del Moretto e del Romanino si scorgono anche 
| - nella Strage degli Innocenti in San Francesco di Brescia, nel fondo 
- di edifici simile a quello dei Funebri in Duomo Vecchio, e in 
certe note di colore che sono una degenerazione di toni roma- 
nineschi, ad esempio il verde e il giallo aurato e il biondeggiar 
delle carni. Anche l’influsso di Giulio Romano può scorgersi in 
- certi atteggiamenti ritorti, di statuaria pretesa, in un manieri- 
stico allungamento di proporzioni, nello svolazzar delle vesti. 
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