Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 7)

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che può servire per ogni rappresentazione. In tutta quella costri- 
zione, il Muziano riesce solo a sfogarsi nel colorire i manti a 
larghi tratti, sfumando tenuemente le tinte, riflettendo chiarori 
d’oro sul manto dell’uomo in primo piano, luminosità lunari 
nel tenero verde d’un manto muliebre. Più tardi egli associerà 
gli elementi romani con le tendenze indigene, raggiungendo una 
bella unità compositiva fra i gruppi umani e lo svariato fondo 
di paese, nella Consegna delle chiavi (fig. 256), a Santa Maria degli 
Angeli in Roma. Gli atteggiamenti delle figure, tranne quello 
abbandonato di Cristo, fondati sul sistema statuario romano, 
son già accademici; ma nel profilo del Redentore è ricordo di 
tipi romanineschi, e il Romanino guida ancora la mano del pit- 
tore nello studio di rendere la sericità del mantello d’un apostolo, 
come il movimento delle nuvole strappate dal vento nel cielo 
di tempesta, sui ruderi coronati d’arbusti che si sfrangiano 
contro le livide nubi, sul classico tempietto, sull’avvallamento 
sprofondato ai piedi della catena di montagne. Lo spazio bene 
composto, racchiuso tra due colonne a sinistra, alte, sorpassanti 
la centina del quadro, e un pezzo di muraglione d’un edificio a 
destra, dan profondità alla scena, ove, attorno a Cristo e a San 
Pietro con un ginocchio a terra, si dispongono ad arco gli Apo- 
stoli. Ma mentre l’equilibrio tra le figure e l’ambiente grandioso, 
anche più grandioso per gli accenni delle grandi colonne e la 
fusione fra gli elementi antichi e i nuovi, si fa maggiore, il Mu- 
ziano scema le sue forti qualità coloristiche, cadendo in erudezze 
di tinta. 
Nella stessa chiesa romana è un altro quadro, dove, rappre- 
sentando San Girolamo e San Romualdo (fig. 257), il pittore di 
Brescia forma una delle sue maggiori composizioni romane. Il 
michelangiolismo, sentito traverso Sebastiano del Piombo, s’af- 
ferma nelle figure di San Girolamo, di San Romualdo e de’ suoi 
monaci, che pur fanno parte del vasto scenario compiuto da 
Paolo Brill, e compongono con esso unità architettonica. 
Ancor tipica dell’ultima maniera di Girolamo è la Pentecoste, 
nella Stanza dei Paramenti in Vaticano (fig. 258); ma il restauro
	        
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