Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 7)

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il figliuolo al quale egli si messe con tanto incitamento e gratia 
straordinaria, che essendo capitato quivi Francesco Menzocchi 
da Forlì, con occasione che portò alla Confraternita di $. 
Croce il quadro della Deposizione di Cristo di sua mano, prese 
ferma speranza del giovinetto e lo esortò ad applicarsi tutto 
alla pittura ». Il Menzocchi fu in Urbino fra il 1543 e la pri- 
mavera del 1544, quando Federigo, secondo la data del 1535, 
avrebbe avuto soltanto otto o nove anni. 
Non si sa in quale anno il Genga, zio del Baroccio, l’abbia 
allogato presso Battista Franco, chiamato a dipingere la volta 
del coro dell’Arcivescovado di Urbino. 
Partito da Urbino Battista Franco per andare a Venezia, 
Federigo va a Pesaro presso lo zio Bartolommeo Genga. 
Circa il 1548, a vent’anni, si reca a Roma col pittore Pier 
Leone d’Acqualagna, per vedere le opere di Raffaello. Uno 
zio, maestro di casa del Card. Giulio della Rovere, lo intro- 
duce in casa del grande Prelato, aiutandolo così a compiere 
i suoi studi sulle opere di Raffaello e di Michelangiolo, dal 
quale, secondo il Bellori, riceve incoraggiamenti e lodi. 
1556 — «Federico di Ser Ambrogio Baroccio deve aver a dì 
1 gennaio scudi 20 e mezzo, che tanto fu concluso per li ho- 
mini della nostra fraternita (del Corpus Domini, in Urbino) 
che se gli dovesse dar di sua mercede per aver fatto la tavola 
de S. Margherita de la nostra fraternita (Lib. 3, c. 119)». Se- 
condo il Bellori, questa tavola, di cui non rimase notizia 
dopo la demolizione della chiesa del Corpus Domini, fu la 
prima dipinta da Federigo al ritorno da Roma in Urbino. 
Vi figurò la Santa in atto di riguardare il cielo, che s’apre tra 
due Angeli, calcando il serpente. 
1557, 9 novembre — Benedetto Bonaventuri alloga ad Am- 
brogio Barocci, padre di Federigo, il quadro del Martirio di 
San Sebastiano per il prezzo di 100 fiorini, come si vede da 
strumento rogato da Giulio Corvini. Il quadro, nel duomo 
di Urbino, fu eseguito da Federigo. 
1560 — Durante la sua dimora in Urbino, il Baroccio è invitato 
da Pio IV a Roma, per collaborare alla decorazione pittorica 
nel palazzetto del Belvedere.
	        
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