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Bacco (fig. 204), ora conservata nel Museo Antiquario al
Filarmonico, recante queste scritte:
» ANNIS MILLENIS CENTENIS
SEPTVAGENIS HIS DNI
CVNTIS NOVENIS DENIQVE
IVNCTIS — HAC ABBAS
SACRA FECIT DONI
FACIVS ARCAM.
»4 SERGIVS ET BACHVS
REQ(V2)ESCIT IN HAC
COQ(ve) SCS.
Le decorazioni degli antichi sarcofagi si sono trasformate
in una gran fascia istoriata, che gira intorno alle quattro
facce, senza divisioni di colonne, senza nulla che accenni
all’architettura della piccola eterna casa del defunto; e il
coperchio stesso non è più il tetto della casa, ma un’appendice
alle storie, al racconto che si svolge nelle facce stesse, por-
tando scolpiti cavalli dall’andatura veramente superba. Così
il sarcofago trasformato in un monumento onorario si pre-
stava all’opera dello scultore, che qui rappresentò con vivezza
nuova i fatti della vita dei santi, sorpassando di gran lunga
e il «nuovo Dedalo » e il maestro che scolpiva pollice docto
nei capitelli dei pilastri di porta Romana a Milano. Lo scul-
tore dell’arca sa raccontare, sa esprimersi, quando rappre-
senta il re con lo scettro gigliato seguito dallo scudiero con
la spada in alto, e la mano dell’Eterno che sporge dalle
nubi circondata da nimbo crocigero, e il demone e i carnefici
dai capelli irti, come fiamme sulla testa. C’è uno sforzo di
determinare ogni cosa, di spiegare il carattere delle figure,
e c’è facilità di comporre, di atteggiare i personaggi, di
muoverli. veramente singolare.
Un altro scultore, che in un arco della cripta di San
Zeno firma ADAMINVS DE SCO GEORGIO ME FECIT, seppe
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