Full text: L' arte romanica (3)

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Bacco (fig. 204), ora conservata nel Museo Antiquario al 
Filarmonico, recante queste scritte: 
» ANNIS MILLENIS CENTENIS 
SEPTVAGENIS HIS DNI 
CVNTIS NOVENIS DENIQVE 
IVNCTIS — HAC ABBAS 
SACRA FECIT DONI 
FACIVS ARCAM. 
»4 SERGIVS ET BACHVS 
REQ(V2)ESCIT IN HAC 
COQ(ve) SCS. 
Le decorazioni degli antichi sarcofagi si sono trasformate 
in una gran fascia istoriata, che gira intorno alle quattro 
facce, senza divisioni di colonne, senza nulla che accenni 
all’architettura della piccola eterna casa del defunto; e il 
coperchio stesso non è più il tetto della casa, ma un’appendice 
alle storie, al racconto che si svolge nelle facce stesse, por- 
tando scolpiti cavalli dall’andatura veramente superba. Così 
il sarcofago trasformato in un monumento onorario si pre- 
stava all’opera dello scultore, che qui rappresentò con vivezza 
nuova i fatti della vita dei santi, sorpassando di gran lunga 
e il «nuovo Dedalo » e il maestro che scolpiva pollice docto 
nei capitelli dei pilastri di porta Romana a Milano. Lo scul- 
tore dell’arca sa raccontare, sa esprimersi, quando rappre- 
senta il re con lo scettro gigliato seguito dallo scudiero con 
la spada in alto, e la mano dell’Eterno che sporge dalle 
nubi circondata da nimbo crocigero, e il demone e i carnefici 
dai capelli irti, come fiamme sulla testa. C’è uno sforzo di 
determinare ogni cosa, di spiegare il carattere delle figure, 
e c’è facilità di comporre, di atteggiare i personaggi, di 
muoverli. veramente singolare. 
Un altro scultore, che in un arco della cripta di San 
Zeno firma ADAMINVS DE SCO GEORGIO ME FECIT, seppe 
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