360 I. — SCULTURA VENETA VERSO LA FINE DEL 500
$i riconosce il maestro del Mochi nella vibrante sensibilità pittorica
di questi angioli veduti tra un oscillar di lumi, faci ardenti sul levi-
gato chiarore del marmo.
Nelle otto bellissime nicchie della chiesa, curata dal Vicentino
in tutta la sua decorazione sobria e gentile, s’innalzano otto grandi
statue di Santi, tra gli esempi maggiori della grande arte di Camillo
Mariani stuccatore. Chiuso nella tonaca a pieghe semplici e larghe,
che frena e sintetizza il movimento vittoriesco a spira, l’ascetico
San Francesco (fig. 290) contempla il crocefisso; e nel vacillar delle
luci sul volto cavo, nell’incerto avanzar delle mani, è il tremito del-
l’anima: San Bernardo monaco (fig. 291) poggia un piede sopra la mi-
tra come su fauci spalancate di drago, e il murmure della seta, che
dalla tunica ruscella in luce e gorgoglia nel vortice delle grandi ma-
niche arricciate, contrasta con la passione del volto macero, curvo
sull’esile stelo del collo, con la maschera d’angoscia che l’ombra cala
dalla fronte luminosa sull’occhio, sul patetico profilo. Sembra uscire
dalle tele di Domenico ‘Tintoretto la serica Santa Maddalena (fig. 292)
col lucente metallo delle anella sforacchiate e il raso delle vesti, e di
tradizione tintorettesca è il San Girolamo (fig. 293), tutto squillante
nel clangor della luce che impasta i drappi di seta, le carni morbi-
dissime, il fiammeo leone, a contrasto con l’ombra che s’abbatte
sulla testa di sparviero. La discendenza di questo San Girolamo dal
prototipo del Vittoria ai Frari è più che altrove palese, ma qui più
imminente è l’avvento del barocco nella cascata dei drappi disfatti
da luce e nel corrusco fiammeggiare della criniera leonina e della gran
barba del Santo. La destra, foggiata ad artiglio, ripiega stanca sulla
penna che immerge nel calamaio; l’altra trattiene il gran libro pog-
giato sulle ginocchia; non immune da accademismi vittorieschi è la
posa classicheggiante, mentre il profilo cupo, ferito nell’ombra da un
baleno che incide la fronte, ci trasporta in pieno romanticismo pit-
torico. Padrone dell’effetto di luce-ombra, Camillo Mariani se ne
vale ad esprimere i moti violenti come le più delicate emozioni del-
l’anima: sprigiona dall’ombra lo sguardo amaro degli occhi dilatati
di Santa Chiara (fig. 294); esprime nel batter d’ali di fioche luci sopra
un volto chino l’umana pietà di Santa Caterina da Siena (fig. 295);
aureola di raggi per le chiome leggiere la fronte luminosa di Santa
Caterina d’ Alessandria (fig. 296), col volto schiarito di sotto in su,